Una rilettura del tempo che viviamo, per capire come partecipare attivamente alla vita del nostro Paese. Questo il senso della conversazione tenuta da Magda Galati – docente dell’Istituto – alla scuola di formazione politica “Monsignor Lanza”. Interpretare i tempi che cambiano, è fondamentale, se non si vuole subire passivamente un clima culturale opprimente, che veicola messaggi colmi di paura e tensione. Per questo motivo, la Galati ha ritenuto necessario guardare con ottimismo le situazioni di criticità, che nascondono sempre delle opportunità da scoprire. In un’epoca di vuoto e di crisi di valori – ha spiegato – partire dai principi fondamentali della nostra Carta costituzionale, può essere utile per valutarne la concreta attuazione. E per vedere come si possono riempire di contenuto, alla luce della situazione attuale. La tematica dei diritti umani e della persona, va declinata, infatti, in base al tempo che viviamo.
Scendendo su un terreno concreto, la docente si è soffermata sul rapporto tra immigrazione e tutela e attuazione dei diritti. «Rispetto a questa problematica – ha affermato – siamo quotidianamente tartassati da messaggi che alzano il livello della paura, e invece di riempirsi di contenuti, ci portano a schierarci da una parte o dall’altra. La Costituzione italiana, sancisce l’uguaglianza e afferma la tutela e la promozione della dignità della persona. Per questo, non possiamo immaginare e tollerare un trattamento diverso in base alla nazionalità di provenienza. Tutti abbiamo lo stesso diritto al lavoro, all’abitazione, all’istruzione per i figli. Quindi, è solo a partire dai diritti – valori fondamentali sanciti dalla Costituzione – che si può valutare la “bontà” di una legge. Se dobbiamo esprimere un giudizio su un provvedimento legislativo che vuole regolamentare l’immigrazione, dobbiamo capire se quella legge rispetta i diritti fondamentali della persona e se promuove il valore della persona». Spesso invece, il problema dell’immigrazione è associato solo al tema della sicurezza, che è passato alla ribalta delle cronache per soluzioni alquanto estreme. «La costituzione di ronde – ha proseguito la Galati – per garantire l’incolumità di chi si sente minacciato, è un fatto illegittimo, e inconcepibile sul piano culturale. La difesa e la sicurezza sono solo in capo allo Stato. A cui spetta il compito di predisporre tutti i meccanismi volti a proteggere i cittadini. Queste forme di difesa privata, sono un segnale allarmante. Si coglie un estremismo diffuso, che è inaccettabile. Oggi ciò che manca è la mediazione, che non è compromesso, ma elemento indispensabile per la pace sociale e la convivenza civile tra persone. Bando, dunque, agli eccessi, e maggiore attenzione ai diritti fondamentali della persona». In una società connotata dalla precarietà, dove si è giudicati in base a ciò che si produce, in cui il contesto delle relazioni è isolante, sarebbe facile lasciarsi andare allo scoraggiamento. Eppure, uno spiraglio di luce c’è. «Non dobbiamo essere preda della disperazione – ha affermato la Galati. Ma cogliere e immaginare le opportunità che vengono dai cambiamenti. Oggi più che mai è necessaria la partecipazione in gruppo. Bisogna ribaltare il meccanismo che tende a isolarci, nella famiglia, sul lavoro, nella società civile. Si deve stare insieme agli altri, perché costituendo gruppi che ragionano e si confrontano, si possono trovare modalità nuove e diverse per affrontare le difficoltà. Unione e partecipazione personale, senza deleghe, sono queste le chiavi vincenti per uscire dall’isolamento e fare sentire le nostre voci. Che molto spesso non hanno efficacia perché non hanno la forza del gruppo. Invece di trovare i punti che ci dividono, si devono cercare quelli che ci uniscono. Così, si alza il livello dell’attenzione, per capire cosa si può fare insieme, per dare un contributo generale al nostro Paese, e migliorare la situazione locale».
La partecipazione come rimedio alla rassegnazione, questo il messaggio positivo lanciato dalla Galati. Che ha invitato tutti ad essere cittadini attenti e vigili, due qualità che possono spingere al cambiamento. A condizione che tutti, cittadini e classe dirigente, abbiano ben chiaro che il cambiamento abbisogna di tempo. Come lo richiede l’attuazione di un programma politico o la realizzazione di un’opera. «La politica degli ultimi anni – ha concluso – è stata miope. Si è concentrata solo sul breve periodo, per finalità elettorali e di consenso. Dimenticando che ci sono iniziative che devono “maturare”. Nostro compito è vigilare e pretendere che la politica sia attenta ai tempi. E che abbia a cuore il bene comune».
Vittoria Modafferi