La Settimana sociale a Taranto: proposte per il futuro adesso!

Le Settimane sociali sin dall’inizio sono state volute come una grande occasione di incontro e dialogo approfondito oltre che di formazione permanente per il laicato e tutta la Chiesa, di confronto e proposta con e per la società civile e l’Italia. Prima delle giornate in cui si svolge la Settimana sociale c’è un percorso preparatorio con un documento-strumento di lavoro, ricerca di effettive buone pratiche e incontri per macroregioni.

Le giornate sono organizzate in lezioni e discussioni sui problemi sociali più attuali accompagnate dalla preghiera e dalle meditazioni sulla Parola di Dio. La prima edizione della Settimana Sociale si è svolta a Pistoia nel 1907 guidata dall’economista Giuseppe Toniolo. L’ultima che è l’attuale 49° di cui sono stato un delegato, si è tenuta dal 21 al 24 ottobre 2021 a Taranto.

Essa a sua volta è solo un punto di partenza per l’impegno nella Chiesa e nella società dando seguito ai contenuti emersi. Ispirandosi alle encicliche Laudato Si e Fratelli tutti, essa ha come titolo “Il pianeta che speriamo.

Ambiente, lavoro, futuro. #tuttoèconnesso”.

In vista di questo appuntamento, oltre alle iniziative promosse a livello diocesano e territoriale, nei mesi di

giugno e luglio si sono realizzati 3 eventi interregionali dedicati per il Nord inclusa l’Emilia-Romagna sul ruolo delle imprese con titolo: “La transizione ecologica: il contributo del mondo delle imprese e del lavoro”; al Sud sulle sfide economiche e ambientali per il Mezzogiorno; al Centro Italia sui giovani che sono stati i grandi protagonisti sia come età dei delegati ma anche per un manifesto di proposte.

Durante la Settimana sociale sono intervenuti persone con competenze scientifiche, professionali e di esperienza che sono particolarmente consapevoli dei problemi del nostro tempo.

Tra questi la pedagogista Luigina Mortari che ha relazionato sui nuovi approcci all’educazione in cui l’ambiente stesso è protagonista e riguardo al prendersi cura come condizione di umanità.

L’economista Stefano Zamagni ha ben spiegato il paradosso di come gli investimenti in fondi sostenibili sono aumentati ma al tempo stesso sono aumentate le emissioni climalteranti. A parte le forme di investimento di copertura la ragione fondamentale è che la metrica utilizzata per misurare qual è il grado massimo tollerabile di aumento della temperatura, è basato su modelli in cui la natura è messa allo stesso livello del lavoro e del capitale. Quindi l’aumento di temperatura consentito, cosiddetto ottimale è di 4 gradi invece dell’1,5 che già produrrà conseguenze nefaste nel mondo e anche per l’Italia.

Il Professor Walter Ganapini, ambientalista e Coordinatore scientifico del Progetto Fra’ Sole e la sua esperienza nella città di Assisi finalizzata alla riduzione dell’impatto ambientale e alla completa decarbonizzazione del Complesso Monumentale Francescano di Assisi.

Il Messaggio che il Santo Padre Francesco ha inviato ai partecipanti è chiaro: “Abbiamo bisogno di speranza” e per percorrere questa strada dobbiamo rispettare necessariamente tre “cartelli”.

Attenzione agli attraversamenti delle persone che incrociano le nostre esistenze mentre si trovano nella disperazione; divieto di sosta quando assistiamo a diocesi, parrocchie, comunità, associazioni, movimenti, gruppi ecclesiali stanchi e sfiduciati, talvolta rassegnati mostrando un Vangelo che tende ad affievolirsi. Al contrario, l’amore di Dio non è mai statico e rinunciatario, «tutto crede, tutto spera» (1 Cor 13,7).

Infine l’obbligo di svolta invocato dal grido dei poveri e quello della Terra. “La speranza ci invita a riconoscere che possiamo sempre cambiare rotta, che possiamo sempre fare qualcosa per risolvere i problemi… Non possiamo limitarci a sperare. Dobbiamo organizzare la speranza!”; il tempo è superiore allo spazio significa avviare processi piuttosto che occupare spazi è la logica di Taranto nella certezza che una parte importante di questa semina produrrà frutti importanti.

Sono almeno 11 le proposte per la politica tra cui tassare i mali come le emissioni climalteranti e non i beni restituendo denaro a imprese e lavoratori; appalti che corrispondano ad effettiva sostenibilità e impatto socio ambientale e non al prezzo minimo; nel lavoro assumere Indicatori sociali ed ambientali per la premialità di manager, lavoratrici e lavoratori; incentivi agli investimenti che favoriscono la transizione ecologica nella produzione industriale, nell’allevamento e nell’agricoltura. nei settori acciaio, plastica, cemento premiare la decarbonizzazione pagando direttamente all’impresa per i risultati effettivi dei progetti di efficientamento energetico; nelle esportazioni verso l’Unione Europea far pagare la differenza di costo ambientale sostenuto nel paese di origine rispetto ai nostri standard della UE e prevedere fondi di compensazione per un commercio internazionale orientato al bene comune in cui le risorse derivate adeguino i paesi terzi a regole ambientali e di costo del lavoro più equi e sostenibili; obbligatorietà della rendicontazione non finanziaria per le imprese con oltre 250 dipendenti; generatività come obiettivo delle politiche per la sostenibilità promuovendo la rivoluzione del “welfare generativo” e lo sviluppo di comunità inclusive; qualità e sostenibilità dell’abitare; “più e migliore formazione, più e migliore lavoro” investendo in percorsi scolastici-esperienziali che fanno scattare desideri evocazioni qualificando l’apprendistato formativo, l’alleanza Scuola-Lavoro, gli Istituti Tecnico-Superiori e la filiera Tecnica professionalizzante.

10 sono le proposte di stili di vita personali e comunitari perché la sostenibilità integrale è un impegno di tutti, incluse le parrocchie, aggregazioni laicali e diocesi che devono esserne un buon esempio.

Nessun risultato sarà possibile senza il contributo di ogni cittadino insieme alla società civile e alle istituzioni: al centro porre l’educazione per tutti; consumo e la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili con creazione di “comunità energetiche” (gruppi di famiglie o reti di imprese con propri impianti); No plastica; valorizzazione dell’agricoltura km 0, lotta agli sprechi e agli scarti; “Città fratelli tutti” per città che si prendono cura; mobilità intelligente; cura dei territori; contrasto alla speculazione e alla finanza che non genera ecologia integrale come scelte di produzione e consumo caporalato free; beni comuni nel territorio lavorare assieme alle tante reti ed associazioni; azioni di advocacy e class action contro speculazione e inquinatori.

Le proposte dei giovani sono sintetizzate nel Manifesto “L’Alleanza è un cammino” che vuole essere un

esperimento politico di comunità che si costruisce giorno per giorno.

L’alleanza è il frutto concreto della “conversione” per camminare con tutte le persone di buona volontà e le altre comunità religiose, proponendo un modello di condivisione, di cooperazione e discernimento per rigenerare e condividere i rischi della transizione. Il manifesto è un patto comune e un messaggio di speranza che si basano su sette punti che con verbi all’infinito ma ancorati già nel presente: far fiorire; imparare a contribuire; imprenditoria dinamica e sostenibile; tradizione e inclusione nelle comunità; protagonismo e coinvolgimento; corresponsabilità condivisa; generare per vivere.

Tutto questo è l’inizio e non deve essere la meta, altrimenti Taranto non ci insegnerà niente. Come in una crisi, peggio di essa ci può essere solo una crisi sprecata in cui ci condanniamo a ripeterla, almeno finché si

sopravvive. Se ognuno di noi e le nostre famiglie, se le comunità parrocchiali e le associazioni, se le imprese e le istituzioni faranno la loro parte divenendo effettivi partner, allora ci sarà futuro per tutti da adesso!

 

Carlo Pantaleo, Delegato alla Settimana sociale,
Formatore e Coordinatore progetti generativi di Comunità
Per confrontarci: dicomunita1@gmail.com