Alexander Langer, il profeta dell’ambientalismo e del pacifismo italiano, lo aveva detto, negli anni 70, sulle pagine di Lotta Continua:
le minoranze etniche e quelle sociali hanno dei legami precisi, esiste un nesso tra l’Alto Adige e Reggio Calabria, tra le proteste per l’Autonomia e la Rivolta contro uno Stato assente.
Langer scriveva al tempo agli inizi della “Rivolta di Reggio” (https://www.stradeonline.it/ diritto-e-liberta/4260-la- rivoluzione-rovesciata-che- non-cambio-reggio-e-la- calabria), quando questa era ancora davvero “popolare”, quando la presa fascista, massonica, eversiva, non era ancora egemonica.
Al tempo, per gli scrittori della “Nuova Sinistra” (Sofri e Langer, appunto) una cosa era chiara:
a muovere Reggio era un’ esigenza di Giustizia, la necessità di essere compresi come periferia emarginata, come Comunità ostracizzata dal Potere.
Su queste basi Langer azzardava una similitudine – valida anche oggi mi sembra – tra le “Minoranze”, non solo tra quelle etniche ma anche tra quelle sociali.
L’Alto Adige e Reggio, infatti, rappresentavano qualcosa in piu’ rispetto al culto dell’identità linguistica o al “destino” di Capoluogo territoriale, manifestavano una “diversità” sociale e politica rispetto ad un progresso, ad uno sviluppo omologante – tutto fondato e concentrato in precise aree “maggioritarie” del Paese – che generava – e genera – marginalità, esclusione, diseguaglianze.
Paradossalmente, la rivendicazione identitaria, separatista, “rivoltosa”, esprimeva un’esigenza egualitaria, “unitaria” nei diritti individuali e collettivi:
non era e non e’ piu’ tollerabile la distanza tra cittadini di serie A e di serie B, non e’ accettabile il baratro tra i territori – e le Comunità- fomentato dalle decisioni arbitrarie di un Potere distante, nemico del confronto e del dibattito:
il caso dell’inutile “Ponte” di Berlusconi prima e di Salvini poi, imposto senza dibattito ai territori e,’ in tal senso, un caso esemplare.
Langer cementava così un nesso, una battaglia comune tra “gli ultimi”, tra i cittadini delle periferie sociali e offriva una via di fuga, una possibilità “altra”, una speranza politica, una terza via Nonviolenta a chi lottava – e lotta ancora – per le proprie specificità, le proprie caratteristiche, i valori insiti in Comunità forti e irriducibili ad uno “standard” artificiale, basato su una scala di “perfezionamento” che ci vede sempre all’ultimo posto, tra gli sconfitti e i perduti, buoni solo per la correzione penale, per leggi criminogene, per l’incremento delle infrastrutture carcerarie.
Questa terza via e’ quella che ha senso ancora oggi per i Calabresi, che ha valore anche per le prossime consultazioni elettorali, che si distingue tanto dalla conservazione dello status quo, quanto dall’ astensionismo rinunciatario:
gli “ultimi” possono mettere in contraddizione il Potere – e la sua scala di vincitori e vinti – se la rivendicazione identitaria diviene lotta per la *Giustizia Sociale*.
Lavoro, Salute, Pari opportunità, Uguaglianza sostanziale, Perequazione dei redditi, Intraprendenza libera da condizionamenti mafiosi e non, livelli omogenei delle prestazioni sociali, Infrastrutture condivise, utili e sostenibili, Ambiente salubre e tutelato, riconoscimento delle specificita’ individuali e collettive, sono tutti elementi connessi di un’agenda politica progressista, radicale, avanzata, che riguarda un NOI ampio, plurale, unitario, un fronte comune degli “esclusi” che mira al riconoscimento non della propria minorita’, delle pretese marginali di alcune “minoranze”, ma all’emersione pubblica e riconosciuta di una *Maggioranza nel Paese*:
la maggioranza delle persone perbene che lavorano e che offrono, in tanti modi, il loro contributo sociale e che sperimentano, purtroppo, povertà, insicurezza, diktat dall’alto, indifferenza politica.
La Calabria, i calabresi, i reggini rappresentano – aveva ragione Alexander Langer – l’avanguardia avanzata piu’ rappresentativa di questo Popolo (si spera non piu’ silenzioso, succube) che cerca ancora, dopo tanti, troppi anni, di dire la sua, di affermare – anche elettoralmente – una nuova e piu’ completa svolta democratica, la stessa di Corrado Alvaro in “Gente in Aspromonte”:
“Finalmente potrò parlare con la Giustizia. Chè ci è voluto per poterla incontrare e dirle il fatto mio!”.
Enzo Musolino