Al di là dei tradizionali e annosi problemi che angustiano il nostro territorio (crisi economica, carenze nei servizi sociali, ’Ndrangheta, ecc.), la città di recente ha subito vari colpi che l’hanno fortemente scossa: i brogli alle ultime elezioni comunali, le “sospensioni” al Comune per effetto della legge Severino, da ultimo l’inchiesta giudiziaria che coinvolge i vertici e diverse persone a vario titolo operative nell’Università Mediterranea.
Il ruolo attivo che l’Istituto Diocesano di Formazione Politico-Sociale “Mons. A. Lanza”, nel suo piccolo, cerca di rivestire – in quanto soggetto diocesano impegnato nella pastorale della cultura e della formazione socio-politica – non ci permette di restare indifferenti di fronte a quanto accade intorno a noi e specialmente di ignorare le recenti notizie diffuse sull’ateneo di Reggio Calabria.
Senza dimenticare che vale sempre il principio costituzionale di presunzione di innocenza (fino a giudicato) nei confronti delle persone coinvolte nell’inchiesta “Magnifica”, auspichiamo la genesi di un dibattito in società, che esuli dall’attenzione morbosa sulle singole persone coinvolte, per giungere, invece, all’analisi consapevole di un fenomeno più vasto. Infatti, già quanto semplicemente emerge dalla stampa è sufficiente a rappresentare una crisi dell’etica pubblica che obbliga a interrogarsi sul futuro della principale istituzione universitaria nella nostra città.
È innegabile il prezioso contributo che nel corso degli anni l’Università Mediterranea faticosamente ha dato allo sviluppo non solo culturale, ma sociale ed economico del nostro territorio, anche se spesso è stato misconosciuto o sottovalutato dagli stessi reggini, ma non possiamo qui indugiare sul punto, che pure meriterebbe una particolare attenzione per le non poche prospettive offerte ai nostri giovani. Proprio per questo – ossia per l’impegno, la serietà e la competenza profusi dalla gran parte dei docenti e del personale tecnico-amministrativo dell’ateneo – nell’interesse degli studenti e di tutta la città è naturale esprimere un sincero e fermo sdegno per tutto ciò che si muove e che si afferma contro il contesto sano e maggioritario su ricordato.
I dettagli di “Magnifica” possono lasciare sorpresi, mentre le grandi linee dell’inchiesta non costituiscono novità. Per onestà intellettuale dobbiamo chiederci dove eravamo quando forse si potevano percepire situazioni ambigue. A questa domanda si possono dare varie risposte: dalla coraggiosa opposizione di alcuni a un sistema non trasparente, alla mancanza di coraggio di altri; dall’idea che il sistema sia troppo potente da sconfiggere, alla mancata unione che avrebbe potuto fare la forza. Quello che è certo è che bisognerebbe far funzionare gli organi di controllo e sviluppare gli anticorpi sociali, altrimenti sarà sempre la magistratura a intervenire quando il danno sarà già stato fatto.
Infatti, al di là di quanto poi concretamente sarà accertato sul piano giuridico (e segnatamente giudiziario), è sul non meno rilevante piano etico-sociale che sembra emergere l’irresponsabilità morale di chi abusa dei ruoli pubblici ricoperti, obbligandoci a una riflessione collettiva sul punto, di ampio respiro. È questo che colpisce e sgomenta: ogni funzione pubblica va sempre adempiuta con disciplina e onore così come stabilito dalla Costituzione, senza degenerare mai in comportamenti riprovevoli (familismo, carrierismo, abuso d’autorità…), che tolgono ai nostri giovani speranza e fiducia.
In questa prospettiva, dobbiamo seriamente riflettere – in senso autenticamente penitenziale – anche sull’effettiva capacità del nostro mondo ecclesiale di recepire il necessario rigore istituzionale e il profondo senso della cosa pubblica, che il magistero della dottrina sociale della Chiesa ci invita a rispettare con i termini, purtroppo abusati, di “servizio” e “bene comune”. Solo il moto di coscienza consapevole, solo il valore del rispetto delle regole a garanzia di tutti, solo il criterio meritocratico nelle valutazioni e nell’attribuzione degli incarichi, solo l’aderenza spirituale all’interesse pubblico come unico fine da soddisfare, possono portare, infatti, a una rigenerazione delle Istituzioni che non sono astratte, ma camminano sulle gambe delle donne e degli uomini cui concretamente sono affidate.
I giochi di potere, le elezioni pilotate degli organi, il monopolio partitico delle liste studentesche, la spregiudicatezza nello strutturare barriere insuperabili – anche grazie all’opacità di bandi e provvedimenti – per impedire l’accesso libero alla ricerca, al lavoro pubblico, di giovani e meno giovani slegati dalle consorterie e dai potentati dominanti, sono le tristi manifestazioni di una malattia che sgretola speranze, ottunde le volontà, fiacca le forze degli studenti, dei ricercatori, dei lavoratori coscienziosi della P.A., conducendo, alla lunga, a una sorta di depressione collettiva, a una diffusa rassegnazione che paradossalmente porta a non sorprendersi più di tanto degli scandali che man mano emergono.
È ovvio che tutto questo non riguarda solo l’Università e la Città di Reggio Calabria e che questi mali, oggi denunciati pubblicamente, sono propri purtroppo di troppi e vari contesti nazionali ma, proprio per questo, è giusto che chi, nella nostra realtà, si occupa di formazione socio-politica non taccia di fronte a questa dolorosa situazione, indicando nel rispetto della coscienza, del diritto e del merito la via d’uscita obbligata per la ripartenza.
Confermiamo, quindi, pieno sostegno e incoraggiamento ai tanti operatori (studenti, docenti, amministrativi) che in questo momento, con pazienza e determinazione, continuano a svolgere il loro lavoro ed esprimiamo piena fiducia nell’operato della magistratura, nella fondata speranza che l’Università Mediterranea – come del resto anche le altre istituzioni cittadine – superati questi momenti difficili, possa svolgere, con rinnovata serenità, rigore e piena efficienza, le proprie funzioni al servizio della collettività e del futuro dei nostri giovani e del nostro territorio.
L’ Istituto Diocesano di Formazione Politico-Sociale “Mons. A. Lanza”