Partecipare attivamente alla vita della propria città, per costruire insieme la “casa comune”, è un obiettivo piuttosto arduo ma altrettanto possibile. Soprattutto se i protagonisti sono i giovani. Questo è il messaggio che l’Istituto di formazione politico sociale “Mons. Lanza” ha voluto dare agli studenti delle scuole che ha incontrato nel corso del “Progetto Civitas”, organizzato dal Tribunale di Reggio Calabria su impulso del suo Presidente, Luciano Gerardis.
L’evento, giunto alla seconda edizione, ha coinvolto numerose associazioni e movimenti che hanno dato vita a diverse attività destinate agli studenti di ogni ordine e grado, sul tema della legalità e della tutela dei diritti. L’Istituto diocesano ha curato le attività nella “stanza della formazione” proponendo ai ragazzi alcuni “esercizi di cittadinanza” per coinvolgerli in un percorso ad hoc, preparato con impegno nelle settimane precedenti da corsisti, docenti e staff dello stesso Istituto. I circa 150 giovani visitatori che si sono succeduti nell’aula – provenienti dagli istituti superiori della città e della provincia – hanno potuto riflettere, confrontarsi e soprattutto esprimersi in materia di partecipazione attiva.
All’inizio del percorso è stato presentato un decalogo della cittadinanza, comprendente alcune parole chiave relative a questo argomento. Poi i giovani hanno preso visione – attraverso cartelloni esposti e commentati dall’équipe del “Mons. Lanza” – dello statuto comunale e degli strumenti di partecipazione da esso disciplinati – quali petizioni, istanze, proposte, referendum – nonché della concreta possibilità di utilizzarli. Agli studenti è stato distribuito un questionario per stimolarli nell’esercizio della cittadinanza attiva. Dalle risposte sono emerse idee a volte ben chiare, altre volte più sfumate, ma soprattutto esigenze profondamente avvertite, e persino qualche “grido di aiuto” che dovrebbe far pensare non solo chi è impegnato nella gestione della cosa pubblica, ma anche chi ricopre un ruolo educativo o formativo. Abbastanza palese, per i ragazzi, il concetto di partecipazione, inteso come una “condivisione di responsabilità, di potere e di libertà”. Qualcuno la definisce una “collaborazione con gli organi direttivi della città”, qualche altro come un’attività di “conoscenza della realtà che ci circonda” e una capacità di “fare delle proposte per offrire benefici e aiuti concreti”. Altri, infine, come una collaborazione per il bene comune. Quanto agli strumenti di partecipazione, gli studenti dimostrano di conoscerne i più importanti: referendum, consultazioni elettorali e assemblee cittadine, menzionando persino la scuola. Interpellati sulle realtà associative che promuovono la partecipazione, hanno indicato le organizzazioni di volontariato e le onlus, con particolare riguardo al mondo cattolico – scout e AC. Interessante l’opinione espressa sulle istituzioni, considerate come “gli organi che dovrebbero garantire la convivenza civile, l’ordine e le attività sociali”, sottolineandone il ruolo di “punti di riferimento”, sebbene oggi – a loro dire – abbiano smarrito l’autorevolezza che deriva dalla credibilità. Ma gli spunti più significativi provengono dai quesiti che chiedono ai ragazzi un loro parere riguardo all’operato che dovrebbe compiere una buona amministrazione. Alla domanda sui servizi essenziali che, secondo loro, il Comune di Reggio Calabria dovrebbe garantire ai cittadini, le risposte sono state piuttosto disarmanti nella loro semplicità. I pensieri più ricorrenti riguardano la sicurezza e l’ordine pubblico, la manutenzione delle strade, lo smaltimento dei rifiuti e i trasporti pubblici, ma anche l’assistenza agli anziani e ai malati e i servizi ai poveri e ai disagiati. Sollecitati a riflettere su cosa investirebbero per risanare la loro città, hanno risposto indicando molteplici direttrici: quella della formazione, con l’educazione alla convivenza civile e alla legalità in primis, senza dimenticare la scuola e i luoghi della socializzazione e dello sport; quella della promozione dei beni locali: valorizzazione del settore turistico e agro alimentare, del patrimonio artistico e ambientale; infine quella dei servizi: viabilità urbana, trasporti pubblici e infrastrutture, pulizia ambientale, raccolta dei rifiuti e sanità, con il lavoro che risulta una vera priorità per tutti. Il percorso offerto dall’Istituto ha voluto far emergere la capacità propositiva dei giovani, per farli sentire parte attiva nella realtà sociale e civile in cui vivono.
Così, al termine delle attività – una volta acquisita la conoscenza degli strumenti di partecipazione attiva – è stato chiesto agli studenti di lasciare un loro pensiero, una loro proposta per la città. Un grande cartellone raffigurante il Municipio cittadino è stato riempito da tanti post-it colorati – pieni di idee, di esigenze e anche di richieste per rendere più vivibile la città – come fossero dei mattoncini posati da ognuno per edificare insieme la casa comune. Ancora una volta sono molteplici gli ambiti di intervento ritenuti prioritari per poter fruire di un ambiente a misura d’uomo: sanità, lavoro, servizi pubblici, turismo, beni ambientali e culturali, centri formativi e ricreativi per i giovani, recupero dei luoghi e siti abbandonati, abitazioni popolari, infrastrutture e trasporti. Molte le richieste per la riattivazione e la creazione di impianti sportivi, e piuttosto diffusa la domanda di giustizia, intesa come lotta alla criminalità e alla corruzione, certezza della pena ma anche come rispetto della legge da parte di persone e istituzioni. Emerge poi il desiderio di maggiore trasparenza e onestà, del ricorso alla meritocrazia, del ricambio della classe politica e del cambiamento di mentalità di tutti gli attori sociali.
Eloquente, se non emblematico, l’appello di un giovane studente: “amo la mia città, aiutatemi a non abbandonarla!”.
Vittoria Modafferi