I CARE (MI IMPORTA, CI TENGO)
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100 anni fa nasceva a Firenze Don Lorenzo Milani.
Nella Scuola di Barbiana insegno’ a tutti gli italiani l’eguaglianza, la nonviolenza, la disobbedienza civile, l’anti militarismo, l’obiezione di coscienza.
Con “Lettera a una professoressa”, libro corale scritto assieme ai suoi ragazzi, ci disse che non esiste ingiustizia più grande che fare parti eguali tra diseguali, che la Scuola non conta nulla se si limita a certificare il successo di “Pierino”, il figlio del dottore, e che ha senso solo se stimola e fa progredire “Gianni”, il figlio del povero, l’emarginato, l’analfabeta, destinato solo al sacrificio e all’ignoranza.
Nei nostri tempi, con l’analfabetismo di ritorno, lo stordimento dei “Social”, l’interruzione dell’ascensore sociale e il disimpegno nella lotta contro le diseguaglianze, con un neo corporativismo che tende a cristallizzare il retaggio familiare, con gli affitti alle stelle per gli studenti fuori sede, con la retorica del “Merito” indifferente alla “Giustizia”, la lezione di Don Milani rimane ancora attuale, vitale. I CARE:
Del resto bisognerebbe intendersi su cosa sia lingua corretta. Le lingue le creano i poveri e poi seguitano a rinnovarle all’infinito. I ricchi le cristallizzano per poter sfottere chi non parla come loro. O per bocciarlo. Voi dite che Pierino del dottore scrive bene. Per forza, parla come voi. Appartiene alla ditta. Invece la lingua che parla e scrive Gianni è quella del suo babbo (…). Ora, se è possibile, è bene che Gianni impari a dire anche la vostra lingua, potrebbe fargli comodo. Ma intanto non potete cacciarlo dalla scuola.
“Tutti i cittadini sono uguali senza distinzione di lingua”; . L’ha detto la Costituzione pensando a lui.
(Don Milani, da Lettera a una professoressa)
Vincenzo Musolino