Il processo penale che verrà: buoni auspici e un sano realismo

Spiegare in poche battute i vari aspetti della Riforma Cartabia in questo settore (legge 27 settembre 2021, n. 134: Delega al Governo per l’efficienza del processo penale nonché in materia di giustizia riparativa e disposizioni per la celere definizione dei procedimenti giudiziari) è impresa ardua e anche inutile per gli scopi di questo incontro, che non sono tecnici e giuridici.

L’essenza di un dibattito in questa sede (di discussione e formazione “politica” in una prospettiva valoriale “cristiana”), non può non essere che quello (soltanto) di provare in sintesi a chiarire che cosa sta cambiando con questa riforma nell’universo della giustizia e quali i valori in gioco su cui mantenere alta l’attenzione.

Premessa ovvia, ma importante, quella che il nostro resta comunque il punto di vista di due magistrati (tra l’altro, ormai “anziani”) e quindi di due operatori che hanno il vantaggio di conoscere la quotidianità del sistema dall’interno, ma ai quali non va dato un credito illimitato….

Il confronto con altri punti di vista, anche non professionali, resta essenziale.

Su un aspetto della Riforma Cartabia in materia penale, bisogna subito intendersi.

La Riforma non compie grandi svolte sulla struttura del processo e della pena. La parola chiave è infatti efficienza: efficienza del processo come fattore fondamentale per la giustizia. L’occasione pratica è quella di raggiungere i precisi ed ineludibili obiettivi del PNRR concordati dal Governo con la Commissione Europea: la riduzione dei tempi del processo per i prossimi cinque anni, pari, nei tre gradi di giudizio, al 25% nel settore penale e al 40% in quello civile.

Dal raggiungimento di questi obiettivi dipendono i fondi europei legati al P.N.R.R..