“Le Giustizie, la Giustizia” – La Giustizia Costituzionale –

La giustizia? E’ una questione di ordine. Ma è anche un problema di “vocazione”. Cioè di posto da occupare, di realizzazione profonda del proprio essere. Ad affermarlo è stato Antonino Spadaro – docente di diritto costituzionale presso l’Università Mediterranea di Reggio – nel corso di una conversazione dal titolo “Le giustizie, la giustizia, la giustizia costituzionale”. Durante la lezione svolta presso l’istituto di formazione politica “Mons. Lanza”, il professore ha illustrato i legami tra diritto e giustizia, e ha chiarito perché quest’ultima vada di pari passo con l’idea di ordine.

«Quando parliamo di giustizie, al plurale, – ha spiegato Spadaro – presupponiamo che esistano dei trattamenti diversi, delle disuguaglianze. Spesso, nei fatti, constatiamo che la giustizia non è uguale per tutti, ma è forte con i deboli, e debole con i forti. Ciò che desideriamo, invece, è “la” giustizia, uguale per tutti. Ma questo ci fa presumere che la giustizia sia possibile. Giustizia, nel senso di diritto giusto, è, invece, un’aspirazione perennemente in fieri ad un valore che non può mai essere perfettamente realizzato. L’idea che tutti siano messi nelle condizioni di poter accedere allo stesso livello di giustizia, è un’esigenza giusta, ma resta un’aspirazione. Perché la giustizia porta, tutt’al più, alla legalità, cioè all’affermazione che la legge è uguale per tutti. La legalità, infatti, consiste nel rispetto delle regole, ma non coincide con la giustizia.

Il passaggio successivo – che porta dalla legalità alla ragionevolezza – si ha con la giustizia costituzionale, che è la traduzione giuridica del valore filosofico della giustizia. Dove per ragionevolezza, si intende un mix di sentimento e di ragione. La soluzione ragionevole, presuppone l’accettazione che non c’è giustizia ridotta a mera legalità, e che si tratta di un’aspirazione in fieri che non offre certezze. Tutti nel nostro cuore sappiamo di avere bisogno di giustizia, e sappiamo che la giustizia va oltre il rispetto delle regole. Ciò che vogliamo non è l’applicazione corretta del diritto, bensì giustizia. Che altro non è, se non lo scopo vero e profondo del diritto. Se lo dimentichiamo, il diritto diventa solo una macchina, una procedura. Tuttavia, in sede scientifica, c’è la tendenza a rifiutare l’idea di giustizia. Si parla, infatti, di diritto positivo, o di processi giusti. I giuristi intendono la giustizia, come osservanza delle procedure. Ma la giustizia è qualcosa di più». A questo punto della discussione, il professore si è soffermato a considerare cosa sia realmente la giustizia, e perché oggi si è così lontani dal constatarla .

«Il senso della giustizia – ha proseguito Spadaro – è “dare a ciascuno il suo”. La giustizia non è altro. Se ognuno chiedesse più di quanto gli spetta, ne sentirebbe profondamente l’ingiustizia. Chi ha coscienza di se stesso, avverte che il di più non è giusto. Inoltre, quando si parla di giustizia, si presuppone una idea di ordine. Si constata la presenza di un “cosmos”, cioè di un ordine. Oggi, invece, c’è la tendenza a rifiutare questa idea e ad accettare le teorie del “caos”, soprattutto in sede scientifica. Basti pensare che le teorie sull’universo si basano sull’affermazione che tutto è caso. La nostra stessa epoca è dominata dal disordine, siamo immersi in una pozza di caos, che ci fa rifiutare il senso di giustizia. L’idea che ci sia un ordine e che, nell’ordine, ciascuno abbia un posto, è un pensiero che infastidisce. E’ molto più comodo affermare che è giusto ciò che piace e so ddisfa il nostro ego. La giustizia, allora, è il tentativo di leggere il mondo come possibilità di un ordine,  e di accettarlo, anche se costa fatica. In definitiva, pace, giustizia, ordine vanno insieme. Il disordine, infatti, non produce pace, ma il suo contrario. Se ci pensiamo, pace è stare nel posto in cui si deve stare, non altrove. Pace è stare nell’ordine delle cose, nel giusto, in ciò che ci spetta. Ma questo presuppone che ogni uomo abbia una vocazione, una professio. Il problema della giustizia, dunque, è trovare il nostro posto, capire la propria vocazione – ciò per cui siamo nati, nonché la realizzazione profonda del nostro essere persona. Posto, dunque, che ci sia un “cosmos”, cioè un ordine, il problema non è mettere ordine nel disordine, ma cercare di capire l’intreccio affascinante del caos, e di intravedere l’ordine. Oggi siamo ancora fermi alle giustizie, perché siamo nel caos, nel caso, nella mancanza di ordine».

Il diritto, dunque, è e deve essere aspirazione alla giustizia. Ma può esistere una giustizia che vada oltre la ragionevolezza e la giustizia costituzionale? Si è chiesto Spadaro, invitando alla riflessione. «Credo che il mistero per capire qual è l’ordine dietro l’apparenza di caos, è andare oltre la ragionevolezza. È possibile superare il livello della giustizia costituzionale, della ragionevolezza, dell’equilibrio, andando oltre, in maniera squilibrata, irragionevole, attraverso il dono, l’amicizia, l’amore. In questo modo si realizza un’attività super erogatoria, attraverso cui si dà qualcosa solo per il piacere di farlo».

Vittoria Modafferi