Messaggio di S.E. l’Arcivescovo per le elezioni comunali 2020

Carissimi reggini, carissime reggine,

rivolgo questo mio messaggio principalmente a quanti, in forza della loro fede, si

professano credenti e parte della Comunità della Chiesa Cattolica; estendo, tuttavia,

con rispetto e fiducia, le mie parole a tutti voi, cari concittadini, a prescindere dalla

confessione religiosa professata, in nome del comune amore alla Città e della condivisa

responsabilità per la costruzione di una civiltà profondamente umana, prima ancora che

cristiana.

Nei prossimi giorni la nostra città affronterà un momento cruciale per la sua vita sociale

e civile: l’elezione del sindaco, e il rinnovo del Consiglio comunale. Sento, quindi, la

responsabilità di rivolgermi a voi, porzione di Chiesa che mi è stata affidata, per

condividere alcuni spunti e alcune riflessioni in vista dell’appuntamento elettorale.

Anche la Chiesa, infatti, è polis e non è possibile per un cattolico, astenersi dalla

partecipazione attiva alla vita della città in cui abita: sarebbe un tradimento del

Vangelo che, espressamente ci invita ad essere Cittadini degni anche alla luce della

fede che professiamo e dei valori che costituiscono l’ossatura dell’essere cristiani. Tali

valori rimangono la prospettiva entro la quale si deve muovere la nuova aggregazione

politica alla quale i cattolici dovrebbe guardare e realizzare.

La prospettiva di fondo che deve guidare le nostre scelte e il nostro agire all’interno

della comunità è quella del bene comune, ossia l’insieme di quelle condizioni della vita

sociale che permettono sia alla collettività sia ai singoli membri di raggiungere la

propria perfezione più pienamente e più celermente; implica responsabilità ed

impegno, ed è realizzabile solamente se si intende come una meta che supera il bene

egoistico ed individualistico.

In una sola parola: o siamo insieme, o non siamo. Finché a Reggio ci sarà chi resta

indietro, chi è dimenticato, chi vive all’ombra dei diritti, allora la nostra polis non potrà

dirsi completa, ma il suo volto sarà trasfigurato dalle disuguaglianze.

 

Questa è la prima urgenza che sento di dover condividere con voi: bisogna arginare la

piaga dell’emarginazione e dell’esclusione sociale. Non è accettabile che in città

esistano ancora dei ghetti in cui le persone vivono in condizioni degradate: Ciccarello,

Rione Marconi, Arghillà Nord. Così come non è ammissibile che ancora oggi si debba

fare i conti con tante povertà “recluse” nella solitudine delle proprie case, nei ghetti

domestici, per carenza di servizi ed opportunità. Dovremo misurare la bontà della

nuova amministrazione a partire dalla capacità di integrare chi è messo ai margini:

saremo sentinelle attente affinché nessuno resti escluso dai diritti essenziali che ogni

contesto sociale e civile deve garantire.

Una sfida fondamentale, questa, che dovrà impegnare la Giunta in un percorso capace

di coinvolgere l’intera Città, a partire dalla programmazione di una nuova stagione per

le politiche sociali e familiari attraverso la definizione del cosiddetto Piano di Zona. Una

sfida da vincere con passione e competenza, senza relegare le politiche sociali e

familiari al ruolo secondario troppo spesso assegnatogli in passato, ma ponendo al

centro del progetto integrato di Città proprio i cittadini più deboli e fragili.

Anche lo sviluppo, gli investimenti, l’economia, i beni culturali e il turismo sono macro

aree alla luce delle quali è necessario maturare la nostra scelta elettorale: Reggio ha

bisogno di una visione, di una progettualità che attraversi trasversalmente tutti i settori

della vita cittadina. Chi progetta non può farlo a compartimenti stagni, ma deve

disegnare un modello integrato e complessivo, che tenga conto di tutte le persone nelle

loro svariate condizioni e di tutti gli ambiti del vivere civile. Le singole realizzazioni

scollegate da un progetto finalizzato a promuovere e garantire il Bene comune non

aiutano a crescere, magari creano consenso, suscitano clamore, ma, a lungo andare, si

rivelano inefficaci.

Credo che per garantire una visione ampia serva puntare sull’identità del nostro

territorio.

Affinché questo avvenga è necessario che ciascuno di noi ami la propria città,

coltivandone con passione i pregi e cercando di limitarne i difetti che – ricordiamolo –

sono sempre frutto dei nostri cattivi comportamenti e della piaga malavitosa della

‘ndrangheta, che è giunto il momento di contrastare in modo capillare e diffuso, a

partire dalla mentalità.

Non possiamo sempre delegare la cura della polis soltanto alla politica: ciascuno di noi

è chiamato a prendersi cura del proprio spazio e di quello comune, favorendo la legalità

e il Bene comune. Certamente, ai nostri amministratori chiederemo investimenti e

progettualità, anche in considerazione del nostro status privilegiato di Città

Metropolitana.

 

Quindi riteniamo meritevoli di apprezzamento e condivisione gli intendimenti di coloro

che, già in programma elettorale, dimostrano competenze e prevedono un ampio e

realistico uso del Pon Metro e delle Risorse comunitarie disponibili alla progettualità ed

alla visione in ambito metropolitano, nonché un piano di rientro dal debito che sia

attuabile e ben quantificato: la nostra città deve rialzarsi, anche economicamente, e

abbiamo le risorse per farlo. Troppo spesso, però, i fondi europei restano inutilizzati:

questo spreco deve finire. Lo dobbiamo soprattutto ai giovani, che grazie a quei fondi

potrebbero trovare un impiego, dopo essersi formati nelle nostre straordinarie facoltà

universitarie, che meritano di essere considerate più e meglio di quanto lo sono state

fino ad oggi. L’ambito accademico è una fucina di idee che può contribuire a dare una

visione alla città, oltre a giocare un ruolo chiave nella formazione delle necessarie

competenze.

La realizzazione di queste progettualità passa dal nostro voto. Per questo è necessario

effettuare una scelta consapevole, estranea a logiche di convenienza. Ai candidati

chiedo:

1. Perché ti sei candidato? La tua è una vera passione per la città e per la res pubblica

o sei sceso in campo solo per riempire una lista, soddisfare un impegno che avevi

preso, fare un favore a qualche amico o sdebitarti per un favore ricevuto?

 

2. Per chi ti sei candidato? Quale idea, quale progetto, cosa c’è alla base della tua

scelta?

Quale contributo puoi dare alla città e al suo sviluppo? Verso quale fascia della

popolazione pensi di poter indirizzare il tuo contributo amministrativo?

 

Noi che votiamo chiediamoci:
1. Perché andiamo a votare? Solo per dovere, per prassi, per adempiere a un diritto

dovere e rimanere a posto con la nostra coscienza, oppure perché crediamo davvero

che il nostro voto conti, ed è un contributo essenziale alla linea di indirizzo politico

della polis?

2. Per chi andiamo a votare? Pensiamo al compare o all’amico che domani potrà farci

un favore, affidandoci un incarico o un appalto? Scegliamo la competenza o piuttosto

lo scambio di favori, magari maturato all’interno di contesti di dubbia o sporca

appartenenza? Scegliamo chi riteniamo migliore o chi ci ha promesso un tornaconto

personale?

 

Care reggine e cari reggini, adesso, con il nostro voto, possiamo attuare davvero il

cambiamento della nostra città. Non sprechiamo questa occasione, non scegliamo in

modo superficiale: approfondiamo prima di votare…ci sono rimasti i giorni giusti per

capire, discernere e poi scegliere. Individuiamo, tra i candidati, le competenze giuste

da premiare con la nostra preferenza.

Dalle scelte delle persone che eleggeremo dipenderà il futuro della nostra Reggio e noi,

in qualche modo, ne saremo corresponsabili in virtù della scelta che faremo domenica e

lunedì prossimi.

Augurandovi un buon tempo di discernimento e un buon voto, paternamente vi

benedico, assicurando per tutti la mia preghiera.

 

p. Giuseppe Fiorini Morosini
Arcivescovo Metropolita