Partecipazione politica e dissonanza cognitiva collettiva

Stefania Giordano

L’ 8 novembre si è svolto il primo incontro tematico del programma annuale 2024/25 dell’Istituto formativo Mons. A. Lanza, intitolato “Parole, potere e percezione della realtà”.

Il Prof. Antonino Spadaro, ordinario di Diritto Costituzionale presso l’Università Mediterranea, ha cercato di far riflettere i corsisti sulla necessità di acquisire vere competenze e una corretta informazione, al fine di un’effettiva partecipazione politica, nell’attuale contesto di “dissonanza cognitiva” diffusa e generalizzata.

Partendo dall’analisi del mutamento antropologico in atto, che vede prevalere l’apparire sull’essere e la comunicazione “im-personale” (virtuale) rispetto alla comunicazione “inter-personale” (reale), il relatore ha indicato gli aspetti problematici che si celano dietro l’interconnessione globale.

Se è vero che grazie alla rete siamo in grado di manifestare liberamente il nostro pensiero in maniera rapida e diffusa, paradossalmente però manca la capacità di affermare un pensiero critico e realmente libero. La crescita della comunicazione virtuale rende più rapida anche la manipolazione del consenso, e la diffusione di disinformation, malinformation e misinformation.

Esprimere un’opinione e prendere posizione è sempre più difficile, e l’epidemia collettiva di “dissonanza cognitiva” non è più una caratteristica degli Stati totalitari e autoritari e delle cosiddette democrature, ma cresce anche negli Stati costituzionali o liberaldemocratici. Alcuni esempi riportati sono: il negazionismo storico e scientifico; la “cancel culture”, il complottismo e i discorsi di odio, favoriti spesso dall’anonimato della rete.

Il professore ha poi “demistificato” il concetto di partecipazione che, pur importante, è sopravvalutato e frainteso. L’iter logico per partecipare alle decisioni dovrebbe prevedere innanzitutto una corretta informazione, che porta a un’adeguata formazione, e solo dopo sarebbe possibile una reale partecipazione.

Infine è stato sottolineato l’impressionante potere economico, tecnologico e mediatico delle “big tech”, che gestiscono algoritmi e flussi informatici con attività che di fatto prevalgono sul controllo pubblico, statale ed europeo, e quindi sui tentativi di regolamentazione normativa.

Queste multinazionali del settore informatico e tecnologico hanno anche un significativo potere di censura, anch’esso in gran parte sottratto al controllo pubblico.

 

In questo contesto gli Stati e l’UE devono sostenere tutte le istituzioni formative (scuole, università, ecc.) per contribuire alla preparazione di cittadini attivi e capaci di reale giudizio critico in società soggette a forti manipolazioni dell’informazione.

L’Istituto Superiore di Formazione Politico-Sociale Mons. A. Lanza si adopera, in diocesi, proprio per fornire strumenti e metodi per la comprensione della realtà attuale e per rispondere alla diffusa esigenza di una partecipazione responsabile.