“Il punto di vista del fruitore dell’informazione: parliamone tra noi”

Diciamocelo tra noi: l’informazione che riceviamo, non sempre ci piace. Condizionata da pressioni politiche, sottoposta alle logiche del mercato pubblicitario, infarcita di scoop e sensazionalismi che poco si preoccupano della dignità della persona, dominata da fatti ed eventi drammatici che fanno audience. Dobbiamo accontentarci di questa informazione? E abbassare le braccia in modo arrendevole, limitandoci a qualche passivo mugugno? O è possibile iniziare a pensare a un ruolo attivo da parte dei fruitori dell’informazione?

Queste le considerazioni e gli interrogativi posti da padre Giovanni Ladiana, Cappellano dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, durante un dibattito al Teatro Siracusa, organizzato dalla stessa Università. Giunto quasi al termine, questo ciclo di incontri, è servito per tirare le somme di una esperienza che ha permesso di riflettere sul ruolo dell’informazione, e sul suo impegno a favore della giustizia. Ospiti delle tavole rotonde che si sono susseguite per qualche mese, i giornalisti di testate nazionali e locali, hanno portato il loro contributo di  professionisti impegnati, alle prese con piccole e grandi difficoltà quotidiane. La loro testimonianza ha permesso all’attento pubblico presente, di conoscere più da vicino il mondo dell’informazione, e di esprimere un pensiero critico al riguardo.

Ciò che è emerso nell’ultimo incontro – si è trattato di un libero confronto tra i presenti – è la consapevolezza di una scarsa circolazione di informazioni tra i fruitori. Che spesso subiscono in modo passivo il fiume in piena di notizie offerte dai mezzi di comunicazione. C’è stato chi ha lamentato la scelta dei media di puntare su eventi drammatici – a cui si finisce per farsene il callo – e di lasciar passare inosservati gli aspetti positivi, che sono molteplici ma sconosciuti. Altri hanno sottolineato lo scarso desiderio di cercare la verità, su noi stessi e sugli altri. Questo perché nella nostra società conta l’apparenza e non l’essere, e l’informazione risente di questo difetto di amore per il vero.

La necessità di una informazione “altra” è sembrato desiderio comune della platea. Che non si limiti però ad assumere le forme del grido di piazza, o le vesti tecnologiche del web. Ma che sia una informazione meno condizionata e più consapevole, meno “urlata” e povera di contenuto, più attenta, invece, ai bisogni dell’altro.

A questo proposito, è giunto provocatorio l’invito del giornalista reggino Sergio Conti, moderatore del dibattito. «Per fare una informazione alternativa, si può diventare imprenditori dell’informazione, e cercare da sé le notizie, investendo denaro, energie e coraggio. Altrimenti, si deve smettere di acquistare giornali o ascoltare notiziari che non ci piacciono».

Vittoria Modafferi