“Tu” sei il mio desiderio
(le parole del Cardinale Zuppi a Reggio, 17 gennaio 2025)
Non possiamo accettare le diseguaglianze in Italia e nel mondo perché l’altro, il povero, l’escluso, è nostro fratello; in tal senso la “Giustizia” è sempre e solo giustizia sociale, mai condanna senza appello dell’altrui difetto o mancanza.
Non è vero che ciò che doniamo è perso ma è vero, come ci insegna il Vangelo, che ciò che conserviamo è perduto, negato all’altrui conforto e peso morale che ci vincola.
Il bene comune mi appartiene, ci appartiene, come le sofferenze sociali che tutti ci interpellano.
Sottrarsi alle sofferenze degli altri è possibile solo se oscuriamo il “cuore”:
le lacrime nascoste le vedi solo se ami, solo se condividi.
Vivere pienamente la vita come apertura significa opporsi al fatalismo, alla tentazione della disperazione: dobbiamo fare la nostra parte e curare le ferite altrui per sanare le nostre (Isaia).
La giustizia sociale è patrimonio di tutti: se io me la cavo non è vero che sto a posto, non è vero che posso negarmi, non è’ vero che possiamo dirci indifferenti davanti all’ascensore sociale rotto o alla povertà dilagante perché anche questo è propagare la guerra.
La guerra, infatti, non nasce mai dal caso ma dalle complicità, dalle omissioni, dell’eclissi della giustizia.
E’ così che la forza si impone sul dialogo, che le proprie ragioni si affermano con violenza sugli altri.
Gli artigiani di pace e di giustizia, invece, sono contro ogni vendetta e diffondono riparazione e perdono.
In tal senso, la giustizia sociale è un altro nome per dire Pace.
Vale, ha senso, conta, un detto nuovo:
finché c’è Speranza c’è’ vita, impegno, aiuto, sostegno; solo così si può dare “Cuore” alla Città, si può cambiare l’esistente alla sequela di Gesù, piegandosi all’ unico giudizio che davvero ci condanna nel rimorso, quello dell’Amore non amato.