Rilanciare la formazione
In tale contesto la grande fatica è come sempre, nella bimillenaria vicenda cristiana che ha costituito l’ossatura portante della nostra cultura occidentale, quella di pensare ed aiutare a pensare sempre di nuovo e incessantemente la fede, posta di fronte a un mondo post-cristiano e post-umano, inedito e in continuo cambiamento culturale ed etico. Ma pensare cristianamente non è solo un atto proprio della vita credente, ma, è l’atto stesso della comunicazione della fede e perciò della testimonianza credente nel mondo. Di conseguenza la fede pensata, anche se non ancora nel senso critico della ragione teologica, ma come esercizio dell’intus legere, si situa nel cuore dell’evangelizzazione, che come carità apostolica spetta ad ogni battezzato credente.
Pertanto, facciamo nostra, condividendola, l’istanza avanzata da più parti nel nostro cammino sinodale di far ripartire la formazione permanente di tutto il Popolo di Dio, laici e presbiteri, sia per una maggiore consapevolezza della grazia della nostra fede sia per stare nel mondo con una testimonianza credente all’altezza delle sfide e delle sollecitazioni che provengono dalla nostra realtà sociale e culturale. I processi di formazione sono fondamentali per liberarci da “vecchi paradigmi” che ancora stringiamo tra le mani. Perciò, avendo nella nostra arcidiocesi l’inestimabile ricchezza, e ringrazio quanti li guidano e operano in essi, dell’Istituto Teologico, dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose, dell’Istituto Superiore di formazione politico-sociale, puntiamo ad una formazione integrale continua che sostenga uno stile sinodale, una formazione del cuore che abbracci tutta la vita, dalla dimensione affettiva-sessuale-sociale alla postura credente che qualifica cristianamente la prima, una formazione integrale nella dinamica di una conversione personale e comunitaria permanente.
Pensiamo ad un progetto di formazione per formatori come percorso di approfondimento delle dinamiche di ascolto e accoglienza per chi è chiamato ad accompagnare singoli e realtà ecclesiali (parrocchie, famiglie, seminario, gruppi e movimenti, ecc.) ad essere persone e comunità educanti, cristianamente affidabili[1], in una prospettiva di crescita umana in cui la fede possa esprimersi con consapevolezza e guidare in modo particolare i nostri giovani, a scelte di vita credente responsabili, libere, liberanti e mature
[1] «Anima dell’educazione, come dell’intera vita, può essere solo una speranza affidabile – perché – dall’essere ‘di’ Gesù deriva il profilo di un cristiano capace di offrire speranza, teso a dare un di più di umanità alla storia» (Cei, Educare alla vita buona del Vangelo. Orientamenti pastorali dell’Episcopato italiano per il decennio 2010-2020, 5).
(Estratto dalla Lettera Pastorale “Al passo di Gesù” di S.E. Mons Fortunato Morrone, pag. 59-61)