Considerazioni filosofiche sulla disuguaglianza

Stefania Giordano

Il filosofo del diritto Vincenzo Musolino, vice direttore dell’Istituto di formazione politico sociale Mons. Antonio Lanza, il 22 marzo 2024 ha proposto ai corsisti una lezione e un dibattito aperto, in coerenza con il tema del programma annuale, partendo dalla domanda “la disuguaglianza è un destino?”.

Se la disuguaglianza fosse un destino ineluttabile, ogni tentativo di intervento per ridurne le conseguenze apparirebbe inutile e addirittura andrebbe a stravolgere un ordine naturale.

Ma se invece le diseguaglianze non si considerano in maniera pessimistica come una fatalità, vuol dire che è possibile impegnarsi socialmente e politicamente per risolverle.

Certamente in tutte le epoche sono esistite forme di disuguaglianza. Il relatore si è soffermato, in particolare, sul periodo storico di passaggio dal Medio Evo all’età moderna in Occidente, quando, dopo secoli di conflitti, si imposero l’autoritarismo e la nascita sostanziale dello stato nazione.

Il più noto filosofo teorico dello stato moderno fu Thomas Hobbes che nel Leviatano sostenne che <<auctoritas, non veritas, facit legem>>. Se da un lato si pervenne alla pacificazione tra Stati, di contro lo stato gerarchico e autoritario riprodusse al suo interno profili di disuguaglianza.

Oltre questa corrente politica, si affermarono progressivamente il pensiero liberale e l’idea del costituzionalismo: nello stato di diritto viene sancita l’uguaglianza di tutti di fronte alla legge.

Nello stato sociale novecentesco non basta solo l’uguaglianza formale, ma la repubblica deve rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano di fatto l’uguaglianza dei cittadini.

In sintesi con l’affermazione del pensiero liberale, e del principio di uguaglianza di fronte alla legge, prevale l’idea che ogni individuo possa migliorare e che il suo destino non sia predeterminato dalla nascita o dall’appartenenza ad una “casta”.

Se nello stato autoritario la coscienza individuale non trovava spazio, nella visione di società democratica  il contributo di tutti gli individui è importante per la crescita e  il benessere dell’intera collettività.

A tal proposito il dott. Vincenzo Musolino ha ricordato l’insegnamento di Don Domenico Farias, in particolare il suo invito all’impegno come forma di amore verso il prossimo e l’ideale dell’amore dei lontani che abbraccia anche le generazioni future.

 

Stefania Giordano