Contro la “cultura dello scarto”: problemi della condizione omosessuale e scelte del magistero

 

Cristo ha voluto che la sua Chiesa fosse una casa con la porta sempre aperta nell’accoglienza, senza escludere nessuno.
(Messaggio del Sinodo della Famiglia).

 

Se una persona è gay, cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicare?
(Papa Francesco di ritorno dalla Giornata Mondiale della Gioventù a Rio De Janeiro, sulla condizione degli omosessuali).

 

Prima c’è la persona, nella sua interezza e dignità. E la persona non è definita soltanto dalla sua tendenza sessuale: non dimentichiamoci che siamo tutti creature amate da Dio, destinatarie del suo infinito amore. Io preferisco che le persone omosessuali vengono a confessarsi, che restino vicine al Signore, che si possa pregare insieme. Puoi consigliare loro la preghiera, la buona volontà, indicare la strada, accompagnarle.
(Papa Francesco: Il nome di Dio è Misericordia).

 

In 30 minuti non si può sviluppare un tema così delicato come quello dei rapporti tra la Chiesa e l’omosessualità, ma si possono dare delle tracce di riflessione, delle domande a cui dare insieme la risposta attraverso un confronto aperto e fondato sul rispetto. Mi sono confrontato con il mio “amico” Lucio per condividere con voi una riflessione che non deve essere intesa come proveniente da un fronte in cui si combattono due nemici, ma in una mensa in cui colloquiano due amici.

I punti di vista da cui desidero affrontare la questione, oltre all’evidente riferimento al pensiero di Papa Francesco, sono due: Profilo Biblico e Profilo Morale.

La complessità del fenomeno e la diversità delle forme e delle manifestazioni, che la caratterizzano fanno dire a molti che più ancora che di “omosessualità”si dovrebbe parlare di “persone omosessuali”, cioè di soggetti accomunati da un identico orientamento sessuale che viene tuttavia vissuto con tonalità assai diverse da persona a persona.

Una chiave importante per accedere alla definizione dell’omosessualità è costituita dalla distinzione tra orientamento (tendenza, inclinazione, atteggiamento) e comportamento (atto), e dalla priorità assegnata all’orientamento in quanto indicativo della vera natura della persona. la diversità tra i due è evidente: con il primo si rileva l’esistenza di una struttura profonda della personalità; con il secondo il riferimento è una condotta che può essere variamente interpretata perché non ha significato univoco.

Alla luce di questa distinzione si può allora (forse) definire l’omosessuale <come un individuo che è motivato, nell’età adulta, da una decisa attrazione erotica preferenziale per membri dello stesso sesso, e che quindi di solito (ma non necessariamente) ha rapporti sessuali con loro>.

Il messaggio biblico, afferma che è un tema poco presente, con 6 testi in cui è presente. Occupa un posto di scarso rilievo se lo si confronta con altri temi assai più significativi quali l’idolatria, l’ingiustizia ecc.

Il testo di Genesi 19, 1-29, il cui obiettivo è l’illustrazione, attraverso un cliché stereotipato, delle ragioni che hanno indotto Dio a distruggere Sodoma, narra una vicenda particolarmente truce che ha protagonisti gli uomini di quella città, i quali bussano alla porta di Lot con il chiaro intento di usare in gruppo violenza nei confronti di due misteriosi ospiti da lui accolti, che si rivelano in realtà essere angeli. La depravazione morale che si manifesta  in quell’episodio é stata per molto tempo identificata con l’esercizio dell’omosessualità, al punto che questo brano è divenuto il principale riferimento  anticotestamentario per decretarne la condanna (da qui il termine sodomia per indicare l’omosessualità). Le cose, in realtà, non stanno così. Gli esegeti sono oggi pressoché unanimi nel riconoscere che a costituire l’oggetto diretto della riprovazione morale non sia tanto il comportamento omosessuale, quanto la violenza e la malvagità, che si manifestano attraverso il tentativo di stupro, e la violazione dell’ospitalità che è considerata dagli israeliti un dovere sacro.

Oppure stigmatizzano, come accade nella Lettera di Giuda 7, dove il riferimento é alla cattiva condotta sessuale, non tanto il comportamento omosessuale quanto il desiderio di unione fisica con un’altra specie angelica.

Anche nel Nuovo Testamento le conoscenze relative all’omosessualità sono assai vaghe, non essendosi ancora sviluppata una riflessione scientifica appropriata e persistendo nella cultura dominante concezioni ammantate di tonalità sacrali.

Se si esclude un testo del libro degli Atti degli Apostoli (15,28-29), nel quale peraltro il riferimento all’omosessualità è controverso, tutti gli altri testi appartengono all’epistolario paolino: di essi il più importante è Lettera ai Romani 1, 18-32.

Qui vi è il richiamo al concetto di “natura” che Paolo introduce nella sua argomentazione, rimproverando a donne e uomini di aver scambiato <il rapporto sessuale naturale con quello contro natura>. Questa distinzione trasecondo natura e il contro natura, già presente nell’ambito della filosofia greco-romana e fatta propria  in particolare dallo stoicismo che l’aveva peraltro applicata anche all’opposizione tra comportamento eterosessuale e comportamento omosessuale, era divenuta appannaggio, come riferisce Giuseppe Flavio, dell’ebraismo ellenistico al quale Paolo probabilmente si riferisce. Per l’apostolo la <natura> è l’ordine creato; chi lo viola comportandosi in modo difforme, come avviene nell’omosessualità, si oppone la Creatore e incorre in uno stato di autonegazione.

Anche in questo caso: <il peccato umano fondamentale è il rifiuto di onorare Dio e di rendergli grazie (Rm 1,18), ma è la conseguenza della decisione divina di <dare> le creature ribelli <in balia> dei loro pensieri e dei loro desideri insipienti. I comportamenti sbagliati elencati in Romani 1,26-31 sono una lista di sintomi: la soggiacente malattia dell’umanità nel suo complesso, degli Ebrei e dei Greci sono distinzione, sta nel fatto che gli uomini si sono allontanati da Dio e sono caduti sotto il dominio del peccato.