Degenerazione della democrazia e deriva populistica (I)

Il contrasto è aspro ed epocale. Da questo scontro la democrazia potrebbe sparire, pur mantenendosi formalmente. Il conflitto in questione è quello tra costituzionalismo e populismo. E la resa dei conti sancirà o l’affermazione della democrazia o la sua sconfitta. È quanto ha spiegato il prof. Antonino Spadaro – ordinario di diritto costituzionale presso l’Università Mediterranea di Reggio – durante una lezione alla scuola di formazione politica “Mons. Lanza”.

Secondo il docente grandi cambiamenti istituzionali stanno interessando l’Italia, e capire cosa accade e perché, è l’obiettivo dei suoi due incontri intitolati “Degenerazione della democrazia e deriva populistica”. Nella prima lezione Spadaro si è soffermato sulle caratteristiche della Costituzione, per poi accennare all’attuale crisi della democrazia, le cui soluzioni saranno l’oggetto della prossima conversazione. Il docente ha chiarito che ogni carta costituzionale è una tavola di valori che contengono una meta-etica, ovvero un’etica che non si impone, ma rende possibili le altre etiche. Si tratta di un’etica pubblica, cioè di tutti, che è intersoggettiva perché condivisa, in quanto premessa necessaria per il vivere civile. L’etica pubblica,  inoltre, non è neutra, anzi è “politicamente faziosa”, perché fissa per convenzione alcuni principi come quello di uguaglianza, ad esempio. Si può anche definire un’etica “di parte” poiché promuove certi valori, quali la solidarietà, l’attenzione agli altri. La Costituzione, dunque, ha una sua ideologia che è il costituzionalismo, presente non solo in Italia ma in tutti i Paesi democratici.

In altre parole, ha ancora chiarito Spadaro, la Carta costituzionale è un testo che presuppone un pre-testo ovvero un’etica pubblica di base,  senza la quale il testo non ha molto valore. Sono, infatti, le pre-condizioni della democrazia che rendono possibile il gioco democratico. Ma se le regole di base sono messe in discussione, come sta accadendo in questo periodo, il sistema rischia di saltare.

Lo stato costituzionale si fonda, tra l’altro, su cinque pilastri, ovvero cinque valori di fondo: democrazia; decentramento; separazione dei poteri; sistema di controlli e garanzie; diritti fondamentali. Ognuno di questi pilastri è indispensabile, perché mancandone uno il sistema costituzionale sarebbe monco. D’altra parte, l’eccesso di uno di questi principi è ugualmente dannoso. Oggi, ad esempio c’è la tendenza a voler far prevalere il principio democratico. Questi pilastri o “cinque punte di una stella che è lo stato costituzionale”, mirano alla realizzazione della dignità della persona umana. Gli stessi diritti fondamentali sono preesistenti allo Stato, sono tali non perché li ha stabiliti o concessi la democrazia, ma sono diritti naturali, che lo Stato può e deve aiutare a concretizzare.

La Costituzione – ha ancora chiarito Spadaro – è “faziosa”, perché è il tentativo di dare regole giuridiche alla politica, di limitare il potere politico attraverso il diritto. In tutti i Paesi democratici il diritto costituzionale non è uno strumento a servizio del potere, ma piuttosto un mezzo di limitazione del potere. La carta costituzionale, quindi, non è politicizzata bensì squisitamente politica, proprio perché il diritto costituzionale pretende di imbrigliare la politica alla luce di valori che sono sopra di quelli politici, sono cioè valori universali.

In virtù di queste premesse inerenti lo Stato costituzionale, tutto quanto accade oggi si può definire uno scontro di sistema, perché all’interno del sistema la Costituzione è vista come un problema, un laccio, un impedimento. Se, infatti, è tecnicamente possibile dominare il corpo elettorale, attraverso le elezioni, il meccanismo di controlli e di equilibrio tra i poteri frena un eventuale “delirio di onnipotenza”. Ecco perché è sempre più diffusa la volontà di modificare la Costituzione, sebbene non lo si affermi palesemente. Anche se a parole si proclama il rispetto delle regole e dei diritti, nei fatti, si varano leggi “trucco” che aggirano il dettato costituzionale. In questo circuito, i cittadini sono volutamente tenuti all’oscuro: è meglio che non sappiano, che non pensino e che non agiscano. Spesso ci si illude di sapere ma in realtà non si può sapere, perché esistono mille forme di censura. C’è infatti un processo di manipolazione del consenso, legata all’informazione, ai poteri occulti e ai poteri forti, criminali e non.

Il docente ha poi accennato che l’attuale processo di degenerazione della democrazia è dovuto – paradossalmente – a un eccesso di democrazia, e il rimedio di cui si ha bisogno è proprio il costituzionalismo. Le risposte a questa degenerazione sono costose, persino dolorose, ma sono possibili. Degenerazione e rimedi saranno presi in esame nel prossimo incontro guidato dal prof. Spadaro.

Vittoria Modafferi