“Dottrina sociale e diritti dei consumatori”

Dottrina sociale e diritti dei consumatori. Sembrerebbero due “mondi” separati. Che nulla hanno in comune. Può la Chiesa interessarsi alla tutela dei consumatori? L’uomo, che prima di tutto è persona, può essere ridotto ad essere un consumatore?

A queste domande ha cercato di rispondere l’avvocato Silvio Dattola durante l’incontro all’Istituto di Formazione Politico-Sociale “Mons. A. Lanza”. La protezione del consumatore, in quanto soggetto di diritti, è sorta negli anni ‘70, quando l’ordinamento italiano ha recepito i provvedimenti legislativi di origine comunitaria. Da quel momento si è prodotta un’ampia normativa, tra cui la “Legge quadro” sui diritti dei consumatori e degli utenti del 1998 (che ha riconosciuto come fondamentali i diritti alla tutela della salute, alla sicurezza e alla qualità di prodotti e servizi, oltre che a un’adeguata informazione e a una corretta pubblicità) e il Codice del consumo del 2005, che ha definito il consumatore e l’utente come chiunque acquisti beni o utilizzi servizi per uso personale e non professionale.

Secondo la normativa vigente tutti i consumatori, indistintamente, hanno la stessa tutela e gli stessi diritti. Resta da vedere – ha proseguito l’avvocato – se anche la legge di Dio ha le stesse regole e non fa differenze tra gli uomini. La Chiesa, per sua missione, ha il compito di annunciare il Vangelo, di far conoscere il messaggio di salvezza di Cristo e portare la Sua grazia, ma anche di “assicurare e perfezionare l’ordine temporale con lo spirito evangelico” (Apostolicam Actuositatem). Esiste, perciò, un nesso tra l’annuncio di salvezza e la liberazione effettiva dell’uomo dalle schiavitù culturali, sociali, economiche e politiche che gli impediscono di vivere conformemente alla sua dignità. La Chiesa, dunque, ha il diritto di occuparsi delle questioni sociali e lo ha fatto sempre nel corso dei secoli, soprattutto in epoca moderna con Leone XIII che nel 1891 ha redatto la Rerum Novarum, prima enciclica sociale. Il relatore ha poi fatto un lungo exursus dei documenti del Magistero in cui la Chiesa si è occupata lavoro, salario, economia e nuove problematiche sociali, usando un nuovo approccio metodologico alla questione sociale, aprendosi maggiormente al mondo attraverso il dialogo e rivelandosi attenta ai segni dei tempi. E con Papa Francesco ha levato alta la voce contro l’economia dell’esclusione e delle inequità che produce povertà e ingiustizia, che scarta e rifiuta.

Quindi la dottrina sociale della Chiesa – ha concluso l’avvocato Dattola – non si occupa dei diritti dei consumatori secondo le leggi nazionali o internazionali, bensì secondo la legge di Dio che fa differenze tra ricchi e poveri, tra sfruttatori e sfruttati, tra chi emargina e chi è emarginato. Non tratta tutti allo stesso modo, ma si preoccupa di chi non può nemmeno essere consumatore, privilegiando il povero, il debole, il derelitto.

L’ampia discussione ha poi posto l’accento su casi concreti e attuali di tutela del consumatore (controllo delle multinazionali alimentari, Gruppi di Acquisto Solidale, ecc.).

 

Vittoria Modafferi