Informatica ed Elezioni

E-voting

L’uso delle tecnologie informatiche applicate alle elezioni è il tema sul quale all’Istituto Mons. A. Lanza si è discusso il 21 novembre 2019 assieme alla prof.ssa Angela Busacca, docente di Diritto dell’informatica dell’Università Mediterranea.

Il voto elettronico, cioè il ricorso a strumenti informatici nelle diverse fasi elettorali, può non prevedere la totale dematerializzazione.

Nel caso, ad esempio, dei sistemi di voto a scheda perforata o a lettore ottico, utilizzati negli Stati Uniti, l’elettore utilizza una scheda cartacea che poi viene scrutinata con strumenti elettronici ed è così consentita l’elaborazione dei dati in tempi immediati ma anche la possibilità di un eventuale riconteggio dei voti.

Più problematiche sono le procedure elettorali che si svolgono completamente in modalità telematica, anche nella fase del voto, per le implicazioni in termini di garanzia della sicurezza, segretezza e personalità del voto stesso.

L’e-voting si può effettuare con un clic su un tasto, o su uno schermo in modalità touch screen, con una selezione tra più opzioni riportate su un terminale, ma se non prevede il rilascio di una ricevuta non ne rimane traccia visibile.

Inserendo a monte un codice del votante la garanzia riguarderebbe solo la sua identificazione.

Nella direttiva 36/2007 l’Unione Europea ha stabilito la modalità telematica di e-voting per le elezioni che riguardano organi assembleari delle società private.

In Italia il voto elettronico si è quindi diffuso per associazioni, enti, fondazioni ma, in ambito pubblico, solo nel mondo universitario.

Il luogo in cui si può esprimere il voto elettronico può essere: un ambiente pubblico protetto, ossia un seggio elettorale con la presenza di un operatore in grado di risolvere un eventuale problema tecnico;

un seggio in rete in chioschi abilitati sul territorio nazionale dotati di un protocollo di trasmissione dati da diverse linee;

infine, è previsto il voto da remoto, da un dispositivo non pubblico e in un luogo privato (per es. uno smartphone), con canali e codici del votante immessi in un ambiente non protetto.

In quest’ultimo caso si fa affidamento all’auto-responsabilità del soggetto che ha l’obbligo di custodia del proprio codice da inserire nel dispositivo per accedere al voto, ma permangono i rischi di trasparenza per l’identificazione da remoto, il problema della tracciabilità, del monitoraggio del procedimento e della stessa libertà/segretezza del voto.E-voting

La prof.ssa Busacca ha ricordato che prima di tutto è necessaria l’alfabetizzazione digitale e una reale “media education” per un uso consapevole degli strumenti informatici: il voto deve essere infatti libero e consapevole e finché permarrà il divario digitale qualsiasi modalità di e-voting non  sarà una vera e propria declinazione del suffragio universale.

Nel dibattito è emerso come in Italia il voto elettronico con funzione consultiva su tematiche di tipo pubblicistico sia stato demandato in alcuni casi ad una piattaforma privata (p.e.: pattaforma Rousseau) ad accesso limitato la cui infrastruttura non offre garanzie certe di affidabilità e sicurezza.

Stefania Giordano