Per spiegare la storia della manipolazione in politica, il prof. Antonino Romeo nella lezione del 22 novembre c.a. ha citato ai corsisti dell’Istituto Mons. A. Lanza il saggio di Hannah Arendt del 1971 “La menzogna in politica”.
Secondo la scrittrice la veridicità non è mai stata annoverata tra le virtù politiche.
Anzi la capacità di alterare la narrazione dei fatti e la menzogna sembrano essere intrinsecamente connesse alla politica.
Si è ricordato il caso, segnalato dal New York Times, delle carte riservate del Pentagono per giustificare l’intervento statunitense in Vietnam. In realtà quelle motivazioni non potevano ritenersi fondate e rivelarono l’inutilità della rappresaglia militare.
Se la politica è progettualità, la menzogna – che non dovrebbe essere connaturata alla politica – è una narrazione contro-progettuale utilizzata da chi vuole cambiare la realtà in maniera diversa.
Il professore ha ricordato come esempi storici: il discorso di Pericle agli Ateniesi, il dialogo con i Meli riportato da Tucidite, le Catilinarie di Marco Tullio Cicerone, la Donazione di Costantino, e poi, in epoca moderna, alcuni “luoghi comuni” risorgimentali e, soprattutto, il periodo della Grande Guerra, in cui la manipolazione e la mistificazione della realtà sembrarono divenire un’arte.
Si diffuse in Italia la falsa idea della necessità di una guerra difensiva, mentre in realtà si trattò di una guerra offensiva e per giustificarla si utilizzarono varie strategie comunicative.
Dalle cartoline dell’epoca si evince persino l’uso strumentale dei simboli religiosi.
Le dittature del XX secolo fecero poi ampio uso di suggestioni di massa e della manipolazione delle coscienze, oltre a servirsi della repressione che rimase un’estrema ratio per gli irriducibili.
In epoca contemporanea la manipolazione si presenta in forme nuove perché sembra essere venuta meno la progettualità in politica.
Il desiderio del comando prevale sulla capacità di governare e manca – secondo il docente – il sogno di una realtà diversa da prospettare, mentre si rifiuta la situazione attuale. Inoltre nella “realtà virtuale” ognuno è libero di diffondere rapidamente il proprio messaggio manipolante.
Per il prof. Romeo lo studio della storia, come analisi attenta dei fatti e come “vita memoriae”, è l’alternativa alla manipolazione perché ci rende esseri pensanti: la storia va studiata come analisi della complessità, contro ogni banalizzazione degli eventi.
La stessa Arendt scrisse che il suddito ideale del regno totalitario è l’uomo per il quale non esiste più la distinzione tra vero e falso, cioè colui che non è più in grado di capire veramente, per mancanza di spirito critico.
Stefania Giordano