Fragilità e vulnerabilità – Il contributo della Prof. ssa Francesca Panuccio

Due le sollecitazioni di partenza:

Papa Francesco che ha detto in più occasioni e da ultimo ad ottobre di quest’anno Bisogna toccare, toccare le piaghe; sono le piaghe di Gesù. Ognuno ha la propria vulnerabilità, ma il cognome è lo stesso: vulnerabili. E questo è grande e questo è bello, perché che cosa significa? Che abbiamo bisogno di salvezza, abbiamo bisogno di cura”. Il nostro Vescovo Mons. Morrone,  in apertura di questa prima settimana del cammino sinodale ci ha ricordato che anzitutto ci viene richiesto l’ascolto che diventa accoglienza nel camminare insieme.

Dunque con riferimento al nostro tema, uscire fuori e incontrare– nella vita….. Ancora Papa Francesco …non si può fare l’aiuto ai poveri, non ci si può avvicinare ai poveri dalla distanza.

Perché questi richiami che potrebbero apparire riduttivi o per alcuni poco laici, del tema di cui andiamo a discutere insieme: anzitutto perché la DSC ci indica la metodologia lungo cui muoverci: vedere, ascoltare , agire e  mai come in questo campo che riguarda l’Uomo, la Persona nella sua “carne”, occorre essere sentinelle nella notte verso il giorno. E inoltre  perchè in fondo la Politica, nel senso più alto del termine dovrebbe offrire, provvedimenti normativi e avere ricadute di carattere sociale e di tutela delle Persone  vulnerabili sul territorio, che non sempre- come proveremo a dire- con l’aiuto degli altri relatori- ci sono allo stato, nella Regione Calabria.

Abbiamo una data di partenza che è importante perché ci consente una collocazione temporale: il dopo pandemia, il post- 2019, per cercare di immaginare cosa fare per uscire da situazioni emergenziali o di carenze strutturali

Proviamo allora a fare chiarezza sui termini vulnerabilità e fragilità, spesso confusi o usati indifferentemente l’uno dall’altro. Mi sono fatta aiutare in questo da una lettura di Simone Weil, da una riflessione proposta da Enzo Bianchi e da altri attenti autori.