Il Cohousing: modello di inclusione sociale

Il concetto della vulnerabilità sfugge ad una precisa definizione e come “status” transeunte della condizione umana è stato inserito tra le quattro colonne del credo bioetico: DIGNITA’, INTEGRITA’ ED AUTONOMIA.

La vulnerabilità rappresenta la dimensione intrinseca della soggettività umana per cui il Sé è soggetto etico che si assume la responsabilità dell’altro.

Attraverso la vulnerabilità si edifica una relazione asimmetrica tra soggetto debole e soggetto forte, che richiama l’impegno sociale e morale di quest’ultimo ad assumersi la responsabilità e tutela del primo.

Il filosofo HABERMAS riferendosi alla dimensione della vulnerabilità fa riferimento al prendersi cura dell’altro (to care) in un progetto di vita condiviso radicato sul bisogno dell’uomo di aver cura dell’altro.

Il prendersi cura dell’altro si esprime nel vivere una relazione umana tra soggetti fondata su: bisogno di condivisione ASCOLTO ed EMPATIA.

La condivisione esistenziale di vulnerabilità si traduce in un legame o dipendenza o relazione sociale tra soggetti, per cui è necessario progettare la cura verso i soggetti deboli all’interno di un contesto relazionale impreziosito da affetti e sentimenti umani che caratterizzano il progetto terapeutico.

Da qui la relazione tra individui, che è una dimensione costitutiva della persona che converge verso al categoria etica della protezione ovvero del bisogno dell’uomo di prendersi cura dell’altro.

Il concetto di vulnerabilità è universale se rapportato alla fragilità umana, ma delimitato in ambito esistenziale se rivolto a determinate persone o contesti specifici.

Il tema della povertà abitativa impone un nuovo esame dei bisogni sociali ed abitativi: del resto proprio l’inadeguatezza dei redditi è una delle principali cause della vulnerabilità abitativa.

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Dott.ssa Tiziana Amodeo