Nel corso del programma di formazione politico sociale dell’Istituto Mons. Antonio Lanza, che quest’anno è incentrato sul tema delle diseguaglianze, il 19 gennaio si è discusso di “lavoro povero” a Reggio Calabria con il Dott. Vincenzo Musolino, Dottore di ricerca in Metodologie della filosofia e Ispettore del lavoro.
Per lavoro “povero” si intendono molte cose: il lavoro svolto in nero, privo di tutele, le forme contrattuali più o meno lecite (che per esempio celano un’intermediazione fittizia), un falso part-time (cosiddetto lavoro grigio), il lavoro insicuro, carente di protezione della salute e della sicurezza, ecc.
Il mercato del lavoro – ha ricordato il relatore – differisce da tutti gli altri perché la forza lavoro non è una merce; il contratto di lavoro inoltre non si basa sulla parità di punti di partenza o di potere fra le due parti, e per questo il diritto del lavoro nelle democrazie occidentali ha cercato di tutelare il lavoratore con interventi perequativi.
Anche la formazione dei Contratti Collettivi Nazionali è espressione della volontà di dare maggiore forza alla “parte debole” della contrattazione (i lavoratori), attraverso l’intermediazione dei sindacati.
Nel nostro territorio dagli accessi ispettivi emergono frequenti casi di pratiche irregolari in tema di normativa del lavoro: spesso è inapplicato il testo unico del 2008 sulla tutela della salute e della sicurezza, che prescrive adempimenti obbligatori come visite mediche periodiche, obblighi di formazione a carico del datore di lavoro; non tutte le aziende hanno inoltre previsto il documento di valutazione dei rischi.
A Reggio Calabria è stato rilevato il reato di “intermediazione fittizia”, e dei finti contratti di servizi, mentre nella provincia vengono assunti finti braccianti agricoli, quasi tutti italiani, che percepiscono poi l’indennità di disoccupazione e a lavorare in agricoltura sono soprattutto i migranti, con contratti di lavoro che nascondono spesso lavoro a cottimo e caporalato.
Il dott. Musolino ha poi evidenziato alcune criticità della normativa nazionale in tema di lavoro: l’attuale governo ha liberalizzato la possibilità di proroga dei contratti a tempo determinato sulla base di un contratto tra le parti e non della contrattazione collettiva; non è stato approvato il disegno di legge sul salario minimo; il mobbing non è ancora considerato un reato ma una fattispecie civilistica e non ha pertanto tutela pubblicistica.
È seguito un ampio e partecipato dibattito con i corsisti, sollecitato soprattutto dalle riflessioni sulla realtà locale, e si è discusso del problema del lavoro povero giovanile che costringe ad emigrare; del mancato rispetto delle regole di diritto del lavoro all’interno dello stesso mondo cattolico; delle difficoltà che hanno anche le piccole e medie aziende calabresi nel sostenere i costi del lavoro; della mancanza di senso di comunità e della scarsa sindacalizzazione dei lavoratori; della omessa assunzione obbligatoria dei disabili; della necessaria formazione in tema di contratti di lavoro a partire dalla scuola.
Stefania Giordano