Informazione e costruzione della realtà

Un docente esperto in comunicazione, il prof. Marco Centorrino dell’Università di Messina, è intervenuto il 22 novembre 2024 al corso annuale di formazione politico sociale dell’Istituto A. Lanza, relazionando sul tema “informazione e costruzione della realtà”.

Oggetto di riflessione è stato il cambiamento del ruolo dell’informazione dal ventesimo secolo ai giorni nostri, la quale era prima veicolata principalmente attraverso i cosiddetti mass-media tradizionali (televisione, stampa) e adesso attraverso le testate web e le piattaforme social.

Partendo dalla citazione del saggio “La realtà come costruzione sociale” di Peter L. Berger e Thomas Luckmann, il docente ha esposto la tesi della sociologia comprendente secondo la quale la realtà non esiste come valore assoluto, ma come percezione di un senso comune costruito socialmente.

Diversi casi studio nell’ambito della comunicazione di massa dimostrano come l’opinione pubblica venga influenzata dall’opinione corrente, e come la percezione della realtà cambi secondo il variare della narrazione.

L’informazione e la comunicazione di massa influenzano le nostre interpretazioni e i nostri comportamenti sociali e tendenzialmente si valuta opportuno aderire al pensiero “mainstream”.

Non a caso la sociologa tedesca Elisabeth Noelle-Neumann elaborò la teoria della spirale del silenzio, secondo la quale il potere pervasivo e persuasivo dei mezzi di comunicazione di massa influiscono a tal punto sull’opinione pubblica da zittire il dissenso e l’anticonformismo.

Secondo il prof. Centorrino, i mass media tradizionali svolgevano per lo più il loro ruolo di   mediazione informativa con una certa responsabilità, seguendo un codice deontologico. In seguito, la diffusione della rete internet ha spinto all’auto-comunicazione di massa, e ha indotto l’individuo a credere di aver acquisito l’assoluta libertà di espressione.

Tuttavia I flussi informativi sulla rete non sono gestiti in maniera indipendente e gli algoritmi che li determinano non contemplano l’etica della professione giornalistica.

L’interesse delle piattaforme social, che fanno capo a cinque grandi marchi, è prevalentemente economico, e prescinde dall’agire etico e responsabile.

In sintesi, l’informazione era molto più garantita proprio quando appariva meno libera.

 

Stefania Giordano