La presentazione del Libro Bianco per la lotta alla povertà: l’intervento della dott.ssa Simona Polimeni dell’ISFPS

Il “Libro Bianco della Chiesa per la lotta alla povertà” dell’Arcidiocesi Reggio Calabria-Bova è stato promosso dalla Caritas diocesana, che ha chiesto la collaborazione dell’ISSR e dell’ISFPS. In concreto, l’opuscolo è frutto della ricerca curata dalla dott.ssa Simona Polimeni, sulla base dei dati forniti dalla responsabile OspoWeb della Caritas, dott.ssa Francesca Pizzimenti.

La presentazione della pubblicazione, svoltasi il 18/10/2017 presso l’aula magna del Seminario Arcivescovile, è stata moderata dal Direttore della Caritas Diocesana Sac. Antonino Pangallo, il quale ha ribadito come l’aggiornamento dei servizi caritativi e socio-assistenziali sia un’occasione per ringraziare il Signore dei tanti segni di carità della Chiesa, ma sia anche un contributo per costruire insieme il welfare del territorio.

S.E. Mons. Giuseppe Fiorini Morosini, nel fare i saluti introduttivi, ha invitato i presenti a riflettere sulla validità dei servizi ai poveri riportati sul Libro Bianco, come le case di accoglienza dei senza fissa dimora e le mense delle parrocchie, chiedendosi come sarebbe la città di Reggio Calabria se tali servizi mancassero.

Padre Pasquale Triulcio, Direttore dell’ISSR, si è soffermato sul tema dell’accoglienza dei migranti e dei rifugiati “economici” e “ambientali”, attraverso tre parole chiave: mare, viaggio, casa. Quest’ultimo termine, in particolare, ricorre per ben 22 volte nell’appendice del Libro Bianco.

Infine, il Prof. Antonino Spadaro, Direttore dell’ISFPS – dopo aver riaffermato il servizio di intelligente promozione umana che il Libro Bianco, al pari di altre iniziative simili passate, offre – ha sottolineato la ricca tradizione della Caritas reggina, fin dai tempi di Don Italo Calabrò, e ha introdotto la relazione della dott.ssa Simona Polimeni.

I dati raccolti ed elaborati si riferiscono al biennio 2015-2016, periodo che secondo l’ISTAT, segnala un aumento del PIL di circa un punto percentuale e la fine della crisi economica iniziata negli USA nel 2007. Tuttavia, a ben guardare le statistiche delle richieste ai Centri di Ascolto, non si sono ridotte le situazioni di povertà assoluta e relativa. Questa discrasia – secondo la ricercatrice – è indicativa dell’insufficienza del solo indicatore PIL per valutare la qualità della vita delle persone e il benessere sociale. Il BES (indice di benessere equo e sostenibile), ad esempio,  ha ben 134 indicatori, tra i quali la percezione della sicurezza sociale, l’istruzione, il lavoro, l’incidenza del progresso sull’ambiente. Analizzando i dati raccolti da sei Centri di Ascolto, emerge che un terzo delle persone che vi si rivolgono sono donne. Le richieste provengono con una percentuale molto simile sia da cittadini italiani che di altre nazionalità: la crisi delle migrazioni, infatti, non ha riguardato tanto tali Centri, quanto la rete di prima e seconda accoglienza. Infine la fascia d’età dei richiedenti va dai 25 ai 64 anni, fase in cui la situazione di povertà impedisce ogni progettualità.      Nel dettaglio, i richiedenti cercano soprattutto beni di prima necessità, beni e servizi materiali, sussidi economici per pagare le tasse/bollette. Alle richieste seguono poi gli interventi: naturalmente sempre più difficile risulta evadere le richieste di sussidi economici e di lavoro.

La dott.ssa Polimeni ha poi esaminato il servizio di consulenza finanziaria e micro-credito (tra cui il prestito della speranza e i fondi dei progetti Caritas), al quale si rivolgono in prevalenza uomini, spesso affetti da ludopatia, in gran parte cittadini italiani.

Infine, la relatrice si è chiesta come fare a superare la logica assistenziale, con un “cambio di prospettiva” del modo di intendere i diritti sociali. A tal fine ha quindi introdotto il concetto di Welfare generativo, che prevede la possibilità di chiedere una “controprestazione” volontaria in termini di utilità sociale a coloro che ricevono sussidi. Così, i beneficiari dei servizi di welfare non scivolano nell’assistenzialismo e socializzano la loro esperienza. Insomma, partendo dai Centri di Ascolto, è necessario creare una rete sociale che responsabilizzi le persone, in base alle capacità di ognuno. Perché la povertà non è solo un mero bisogno economico e, come ha detto Papa Francesco, «l’amore sociale è la chiave di un autentico sviluppo».

Stefania Giordano