La “vocazione intellettuale”

La “vocazione intellettuale” è stato il tema dell’ultimo incontro annuale della Cattedra del dialogo, promossa dall’ISFPS, dal MEIC e dalla Pastorale universitaria il 16 maggio 2017.

La vocazione intellettuale – ha precisato il prof. A. Spadaro introducendo la discussione – non è solo la specifica attitudine (che è di una minoranza) allo studio e alla ricerca scientifica, ma è soprattutto amore per la verità (che dovrebbe essere di tutti). Come scrisse Ugo di San Vittore: «di tutte le cose da ricercare la prima è la sapienza, in cui risiede la forma del bene perfetto». In breve chi cerca la sapienza, cerca Dio. Per questo combattere l’ignoranza equivale a combattere il male.

Il Prof. G. Caridi, ordinario di Storia Moderna presso l’Università di Messina, ha raccontato quella che è stata la sua personale vocazione intellettuale: l’inclinazione alla ricerca della verità e alla conoscenza dei documenti e delle fonti, lo ha portato allo studio della storia, grazie anche al ruolo decisivo di un insegnante del liceo e, poi, ai suoi maestri accademici. La storia «è sempre contemporanea» (B. Croce), in quanto è lettura “attuale” del passato, dunque è «coscienza presente del passato», e lo storico-intellettuale deve sempre cercare di restare libero da condizionamenti.

Mons. A. Denisi, Decano del Capitolo Metropolitano dell’Arcidiocesi di Reggio Calabria, ha sostenuto che l’intellettuale è impegnato nell’azione e non solo nella contemplazione della verità. Essere intellettuali non vuol dire dunque acquisire una conoscenza astratta, erudita, fine a sé stessa, ma operare “creativamente” al servizio degli altri, riuscendo ad incidere nella società, senza abdicare dall’impegno politico e senza asservirsi ai poteri dominanti poiché la libertà è condizione imprescindibile per la ricerca della verità. Il relatore ha poi ricordato la famosa lettera di San Tommaso a uno studente, in cui – fra l’altro – il filosofo consiglia di «non voler subito entrare nel mare della conoscenza» ma di cercare «di arrivare attraverso ruscelli», mostrando rettitudine e umiltà nella ricerca della verità.

Fra gli interventi, si segnalano quelli di A. Stellino, in cui è riecheggiata la circolarità dell’amore della verità e della verità dell’amore; di R. Curia, sul superamento del c.d. ’“intellettuale organico” ai partiti; del Prof. A. Rauti, sulla necessità che gli intellettuali non si lascino mai usare/strumentalizzare dal potere.

Stefania Giordano