Di fronte a un folto e attento pubblico (molte persone sono rimaste per tutto il tempo in piedi), il terzo incontro annuale della “Cattedra del dialogo” ha ospitato il prof. Luigino Bruni, ordinario di Politica economica alla LUMSA di Roma e coordinatore internazionale del progetto Economia di Comunione (c.d. EdC). Hanno introdotto la conferenza – che ha visto la presenza di S.E. l’Arcivescovo Mons. G. Morosini e di numerosi docenti dell’Università Mediterranea, anch’essa promotrice dell’iniziativa – il Prof. A. Spadaro, direttore ISFPS Mons. A. Lanza, e la dott.ssa A. Stellino, della Commissione EdC Calabria.
L’esperienza dell’EdC nacque in Brasile nel 1991 all’interno di un movimento ecclesiale cattolico, i Focolarini. Chiara Lubich, che era rimasta colpita dalle disuguaglianze sociali e dalla povertà delle favelas che sorgevano attorno ai grattacieli metropolitani di San Paolo, aveva invitato a creare imprese i cui utili-profitti sarebbero stati messi liberamente in comunione, per implementare le opportunità lavorative e prevenire l’indigenza.
Come ha detto Papa Francesco il 4 febbraio, non è sufficiente imitare il buon samaritano del Vangelo se il capitalismo «continua a produrre gli scarti che poi vorrebbe curare». Per questo serve – secondo il relatore – un modo diverso di fare impresa che, mettendo i profitti in comunione, ponga un argine al sistema speculativo e parassitario delle rendite.
L’EdC – come ha spiegato il Prof. Bruni – pone al centro l’etica del lavoro, in un’epoca in cui invece la finanza idolatrizza il culto del perenne consumo senza fatica. Altro concetto basilare è quello di gratuità: bisogna seguire le proprie passioni e motivazioni interiori in maniera libera e non perchè si ricevono degli incentivi stabiliti da un contratto.
Senza negare la funzione delle competenze e del merito, Bruni ha poi, provocatoriamente, sottolineato l’affermarsi di una sub-cultura “meritocratica”, che in fondo legittima le disuguaglianze e ignora il valore del dono, considerando gli indigenti come “colpevoli” e non come persone sfortunate. Ma la dignità di ognuno prescinde dal merito: ciascuna persona, prima di essere “utile ed efficiente” vale in quanto essere umano e nessun sistema di valutazione di merito aziendale, basato sul raggiungimento di determinati obiettivi, è in grado di dare misura, per esempio, di virtù impagabili quali: l’umiltà, la mitezza, la solidarietà, la compassione, ecc.
Il prof. Bruni ha invitato, infine, a trasmettere gioia ed entusiasmo ai giovani, che necessitano di esempi di sana cooperazione. E l’EdC può essere un messaggio di speranza per il loro futuro lavorativo.
Stefania Giordano