Laboratorio di Formazione Politica “Calascio” 2012

Un’esperienza di formazione politica che passa attraverso  giornate di studio, approfondimenti in gruppo, confronto. Un intenso scambio di contenuti con personalità di spessore ma anche testimonianze di giovani impegnati attivamente nella vita politica. Così si potrebbe riassumere il Laboratorio politico di Calascio – organizzato dalla CVX de L’Aquila e dall’associazione “Amici di Calascio” – che ha coinvolto lo scorso agosto venti giovani di tutta Italia. Da Reggio Calabria hanno raccolto l’invito tre giovani professionisti, impegnati nel mondo associativo: gli avvocati Pasquale Costantino e Lucio Dattola, e il dottore Paolo Timone. Le loro impressioni circa questa interessante iniziativa sono state condivise con i corsisti dell’Istituto di formazione politica “Mons. Lanza” durante un recente incontro.

«È stata un’esperienza che ci ha fortemente stimolati rispetto alla situazione che stiamo vivendo» ha affermato Pasquale Costantino che ha riportato alcuni stralci della relazione del prof. Lanchester, dell’Università La Sapienza. «Oggi si evidenzia il problema del rapporto tra democrazia e tecnocrazia, nonché una crisi dello Stato, che nasce sia dalla crisi dello Stato sociale che da quella della democrazia rappresentativa. La corruzione, lo sfaldamento dei partiti, la mancanza di collegamento tra rappresentati e rappresentanti – non esistendo più il percorso di selezione garantito dai partiti stessi – inducono a ricorrere all’ausilio di esperti cioè al governo tecnico. Ma se il tecnicismo del potere in alcune fasi è un rimedio necessario, non si può avere una dittatura della tecnocrazia. La democratizzazione  – cioè la partecipazione dei cittadini, i meccanismi di selezione e di controllo dei governanti per vigilare su ciò che accade –  non è un dato acquisito, bensì un processo in fieri, e va riconquistato ogni giorno e ad ogni livello, regionale, statale, europeo. Su quest’ultimo piano, se è vero che è aumentata la sovranità della CE a discapito di quella degli Stati membri, non si è ancora conseguita una cittadinanza europea consapevole». Ma la crisi che sta investendo l’Italia e l’Europa non è solo politico finanziaria, è più generale e coinvolge anche altri aspetti relazionali dell’uomo, come il legame di fiducia, vero collante della società. E l’intervento a Calascio del prof. Becchetti – dell’Università Torvergata – ha evidenziato che un approccio esclusivamente economico non tiene conto di tutte le dimensioni umane che pure hanno il loro peso. Il benessere di una società, per es., non può basarsi solo su indicatori numerici e quantitativi, ma anche su fattori culturali, relazionali. La proposta è quindi quella di “cambiare gli occhiali” con cui si guarda la persona umana e orientare le scelte economiche e politiche su un approccio all’uomo completo.

Paolo Timone ha poi esposto alcuni aspetti economici della crisi. «Il prof. Cermelli dell’Università di Bilbao ha affermato che la slealtà fiscale è cresciuta insieme alla crisi. L’economia sommersa, l’ecomafia, la corruzione, l’evasione, il riciclaggio, sono tutti fattori e scelte umane che danneggiano lo Stato. In Italia se il governo rintraccia un evasore fiscale, sia privato cittadino che impresa, riesce a riscuotere solo il 10% dell’evaso. Le ecomafie dal canto loro bruciano ogni anno 20 miliardi di euro, mentre 500 milioni sono portati fuori dall’Italia verso i paradisi fiscali. Le soluzioni avanzate sono: maggiore tracciabilità dei conti, riforma globale del fisco, sistemi di detrazioni più equi e meno aggressivi per i cittadini onesti e riforme strutturali della politica che facciano uscire l’Italia dal ritardo di circa 70 anni in cui versa. Ritardo che si verifica anche nelle carenze strutturali del mondo del lavoro, con una perdita  annuale di molti posti di lavoro soprattutto per i giovani e con un costo del lavoro per le imprese italiane che è più del doppio della media europea. Inoltre, nel nostro Paese si ha una forte perdita di redditività e di potere d’acquisto. E il 50% della ricchezza nazionale è detenuta dal 10% della popolazione».

La situazione di crisi globale a Calascio è stata affrontata anche dal punto di vista sociologico, grazie al contributo del prof. Segatori dell’Università di Perugia, che è stato sintetizzato da Lucio Dattola. «In Europa gli elementi di crisi e di debolezza si rintracciano nell’invecchiamento della popolazione che provoca assistenzialismo e iniezione di risorse economiche e finanziarie da parte dello Stato. Ciò provoca minore innovazione e minore immissione di forze nuove nel mercato. A fronte di questi indicatori, si possono individuare tre pilastri fondamentali per l’Italia, cioè il sistema sociale – inteso come valorizzazione della persona -, l’impresa manifatturiera – che può fungere da volano della ripresa – e la ricchezza del patrimonio artistico e ambientale. Per difendere questi punti di forza l’arma proposta è l’aggancio ai fondi sovrani, cioè a tutte le risorse che non attengono ai singoli stati bensì all’Europa intera».

Infine, l’intervento a Calascio di padre V. Sibilio, s.j., uno dei fondatori del Laboratorio, ha ribadito che una terza via – dopo il fallimento del capitalismo e del marxismo – è possibile ed è quella della dottrina sociale della Chiesa, fondata sul bene comune, cioè sul bene di tutti gli uomini e di tutto l’uomo. È una strada alternativa non facile e tanto meno percorribile da uomini “moderati”, perché le proposte di bene comune, di pace, di destinazione universale dei beni sono idee forti e “rivoluzionarie”. La politica, da parte sua, deve ritornare a occuparsi del bene comune e non di quello personale, offrendo così una speranza per noi e per le generazioni future. Mentre i cittadini, da parte loro, sono chiamati a vigilare su ciò che accade e a impegnarsi per cambiare la realtà. Vivendo responsabilmente e con fiducia l’oggi, pur con tutte le sue difficoltà.

Vittoria Modafferi