Ci sono diritti umani che hanno una rilevanza universale. Ma sono ancora poco rispettati. Il loro riconoscimento e la loro attuazione, infatti, vanno di pari passo con l’affermazione della comunità internazionale. Di diritti sociali e di libertà, dei rapporti tra etica e politica ha parlato padre Vincenzo Toscano s.j all’Istituto di formazione politica “Mons. Lanza”.
Durante la lezione il padre gesuita – docente dell’Istituto – ha evidenziato che in questo periodo storico sono in atto due processi antitetici: mentre lo stato nazionale, come si è strutturato dalla rivoluzione francese in poi, sta ormai declinando, la comunità internazionale nei suoi vari organismi, invece, è una realtà in ascesa, proiettata nel futuro. E poiché i diritti umani, così come certi valori etico-politici, hanno una valenza universale, sono necessariamente legati alle vicende della comunità internazionale.
«Il concetto di sovranità nazionale – ha chiarito padre Toscano – è sempre più debole, tuttavia il diritto politico o diritto interno di uno stato è ancora preminente rispetto ai diritti sociali o di libertà. Questo perché sebbene l’ordine pubblico statale sia in crisi, quello mondiale non si è ancora affermato. Il processo di allontanamento dal concetto di stato e di avvicinamento a quello di diritto sociale e di libertà, si avrà quando il diritto internazionale diventerà più importante di quello statale. Eppure la crisi politica delle singole nazioni sta già portando ad una protezione internazionale più forte. E quando aumenta la protezione internazionale di determinati diritti sociali o di libertà, di conseguenza le politiche interne di uno stato si indeboliscono.
L’aspetto negativo della protezione internazionale dei diritti sociali – ha fatto notare padre Toscano – è una mancanza di attenzione alle caratteristiche specifiche di una cultura o di un’area geografica; ma il dato positivo è che può fare emergere i diritti e i bisogni dei singoli e farli diventare rilevanti a livello internazionale. Sul piano giuridico esiste un Patto internazionale dei diritti sociali, economici e culturali che universalizza i diritti sociali, e pone la questione di una globalizzazione reale di questi aspetti concreti. L’auspicio è che ci sia, in un futuro immediato, una ripercussione a cascata nella vita dei cittadini di ogni luogo geografico. Questo processo, tuttavia, richiede tempi lunghi di attuazione, perché sarebbe difficile creare un direttorio che controlli la politica sociale di tutto il mondo.
Ma cosa sono in concreto questi diritti sociali? Padre Toscano ha ricordato che accanto a quelli sociali particolari – così come sono declinati dagli stati nazionali – si inizia a parlare di diritti sociali internazionali o di terza generazione, come ad esempio i diritti di solidarietà, allo sviluppo economico e culturale, diritto alla pace internazionale, alla comunicazione. Inoltre si stanno affacciando anche i principi di quarta generazione, che, si spera, diventeranno fruibili da un numero sempre maggiore di persone: diritti delle generazioni future, diritto alla vita, alla personalità, alla protezione del debole e dell’incapace. I diritti sociali, in ogni caso – ha concluso il docente – si dovrebbero emancipare dal potere politico perché diritti di libertà e diritti politici sono contrastanti, come potere economico e diritti sociali. Solo quando ci sarà una depoliticizzazione dei diritti sociali ed economici, forse si svilupperà una società internazionale che può pensare a diritti oggi ancora impensabili.
Nell’ultima parte della lezione padre Toscano si è soffermato sui rapporti tra etica e politica – e sulla necessità di una spiritualità nella politica – nel pensiero di Max Weber. Particolarmente interessante è l’uso che il sociologo tedesco fa del concetto di responsabilità, parola oggi piuttosto desueta in ambito politico. Quando succede un evento particolarmente disastroso – ha sottolineato il padre gesuita – nessun politico ne risponde, tanto meno ne paga le conseguenze. Eppure secondo Weber in tutte le questioni politiche si devono guardare i risultati e la riuscita delle varie iniziative. Chi ha il compito di guidare una comunità o una nazione non può accontentarsi di buone intenzioni, di fare proclami o progetti ideali. Deve dimostrare con i risultati ciò che ha in mente. Questa è in sostanza l’etica della responsabilità. Che, in apparenza, è contraria all’etica delle convinzioni o delle intenzioni. Quest’ultima è un’etica assoluta, cioè slegata da tutto, fondata sui convincimenti morali, senza alcuna considerazione delle conseguenze dell’agire. Weber, tuttavia, mette in guardia dai pericoli di una politica che non rimanda a una base etica. Scaraventare fuori dalla politica una responsabilità etica e spirituale è irragionevole.
La responsabilità – si chiedeva il sociologo tedesco – può essere priva di idee su cui basarsi? L’uomo responsabile ma privo di convinzioni può gestire le incombenze reali e quotidiane? Come si può raggiungere una decisione responsabile se dietro non si hanno convinzioni e idee? Per Weber non c’è responsabilità senza convinzioni, la vocazione politica è fatta di convinzioni e la volontà di mettere in pratica le proprie convinzioni politiche è responsabilità. La politica, quindi, non può restare indifferente alle diverse convinzioni e ai punti di vista dell’altro. Ma, d’altra parte, le convinzioni senza effetti pratici non esistono. Il rimprovero che il sociologo muove a certe etiche politiche che non parlano di vocazione è di essere acosmiche, cioè al di fuori della realtà, non realizzabili, non fondate su una valutazione ragionevole delle conseguenze. Il punto fondamentale della sua riflessione è che la responsabilità e la convinzione devono essere legati e che l’uomo politico se non può agire e poggiarsi sulle convinzioni è un essere vuoto. Solo se l’etica della convinzione e della responsabilità procedono insieme possono portare all’uomo autentico.
Weber, quindi, conclude la sua riflessione cercando una sintesi che sembra contraddittoria e sorprendente: afferma, infatti, che una fede o una credenza sono necessarie. Altrimenti c’è un vuoto inevitabile, una mancanza di ideali, di etica e di bene.
Vittoria Modafferi