Libertà – Libertarismo – Liberazione. Dal populismo politico alla partecipazione sociale

“Servi o cittadini: aprire vie di partecipazione e di liberazione”.  Con questo titolo promettente e significativo, nel delicato e complesso momento che stiamo vivendo, ha preso avvio il seminario interdisciplinare all’Istituto di formazione politica “Monsignor Lanza”.

Anche quest’anno – come ha ricordato nel saluto introduttivo la prof.ssa Francesca Panuccio, direttore della scuola diocesana – saranno molti i momenti di incontro tra corsisti e docenti o professionisti che prestano il loro tempo a chi desidera seguire questo percorso formativo. Oltre alle lezioni e ai laboratori in sede, ci saranno le visite ai luoghi simbolo della città, dove si può toccare con mano la gratuità del servizio, nonché il consueto forum cittadino alla vigilia delle consultazioni elettorali, a cui l’Istituto – in quanto composto da laici impegnati che fanno parte di una Chiesa in cammino – non può sottrarsi. Tutto ciò senza perdere di vista l’obiettivo dell’Istituto: stimolare un libero confronto per crescere nella realtà cittadina ed essere disponibili a offrire un servizio.

Ad avviare il seminario, come è consuetudine ormai da anni, è stata la riflessione di Antonino Spadaro – docente di diritto costituzionale all’Università Mediterranea -. Un’analisi dei termini libertà, libertarismo e liberazione ha introdotto l’argomento, seguita dalla disamina delle forme di governo, delle loro degenerazioni, insieme ai rimedi possibili. Il prof. Spadaro ha ricordato che la libertà è la facoltà di agire o di scegliere tra bene e male, tra vero e falso. Ma questo valore, pur fondamentale, da solo non basta a costruire un modello di società buono, in cui cioè ci sia il diritto alla ricerca della felicità.

«Un valore preso da solo – ha precisato – può essere assolutizzato, può diventare tirannico e schiacciare gli altri valori. La libertà presa in sé può degenerare in libertarismo. Ma questo vale anche per altri valori: l’uguaglianza, per es., può diventare egualitarismo che è appiattimento, monotonia, morte. Quindi c’è bisogno di una “sinfonia” di valori in relazione tra loro, di una pluralità di posizioni, di una tavola di valori. E questo evoca proprio la Costituzione, che può essere paragonata a un appartamento con tante stanze, in cui c’è posto per tutti.

A questo punto però ci si può chiedere se si è veramente liberi quando si sceglie il falso o il male. E la risposta è negativa. Se ad es. di fronte a una malattia si decide di consultare un mago, non si sceglie il vero, bensì il falso. Si sceglie il vero andando da un medico. In questo caso, l’opzione per il falso è condizionata dalla superstizione, dall’ignoranza. Quindi la vera libertà ha bisogno della verità, che, a volte, può essere violenta perché può fare male. È solo la conoscenza della realtà, ossia la verità che rende autentica la nostra libertà. Lo afferma il detto evangelico: “solo la verità vi farà liberi”. E questo principio di libertà nella verità è chiamato liberazione. Si è liberati, cioè, quando non si è più nello stato di bisogno che nasce dalla disperazione o dall’ignoranza. In altre parole per essere liberi bisogna avere il coraggio di ammettere che è possibile, con i sensi e con la ragione, conoscere almeno un po’ di verità».

Questa considerazione, trasposta ad un livello più ampio – ha proseguito il docente – ci fa riflettere se possiamo considerarci cittadini liberati. Viviamo in un Paese libero, ma abbiamo una conoscenza della realtà tale per cui l’opinione pubblica è matura e libera?

Il prof. Spadaro ha poi sottolineato la differenza tra le forme di governo democratiche, nelle quali il carattere prevalente è la persuasione e quelle non democratiche, come i sistemi autoritari e totalitari. Nei regimi autoritari prevale la coercizione per cui si deve ubbidire alla volontà del dittatore. E ciò è garantito dall’uso della forza. I sistemi totalitari prevedono invece l’adesione al leader carismatico che è addirittura venerato come un dio. Esiste quindi una componente di manipolazione, perché si è educati sin da piccoli a considerare il capo come un mito.

Tuttavia, ha precisato Spadaro, oggi succede un fatto anomalo: le componenti manipolative sono presenti sempre più nei sistemi democratici, e sia i mass media che l’informazione diventano determinanti in questo processo. Essi possono infatti manipolare il consenso che quindi non è più libero e consapevole, e far degenerare la democrazia in un governo della folla, in una “oclocrazia”. Per combattere quindi il populismo c’è bisogno di una democrazia limitata da regole, da valori forti che si auto legittimano, cioè che non esistono perché li ha votati il popolo o la maggioranza, ma perché sono diritti naturali. La Costituzione contiene appunto dei valori meta democratici, la cui fondazione è ontologica, non maggioritaria o democratica. Se non si vuole soccombere al populismo – degenerazione patologica della democrazia – non serve maggiore democrazia bensì maggiore formazione libera delle coscienze.

«È indispensabile – ha concluso Spadaro – rafforzare le garanzie costituzionali, assicurare istruzione e formazione continue, favorire una informazione libera e pluralistica. La partecipazione sociale e politica, persino gli strumenti di democrazia diretta, da sola non basta. Bisogna essere prima cittadini liberati, maturi, coscienti. Senza senso dello stato e maturità civica la partecipazione è inutile, è una truffa. Ma per essere cittadini dobbiamo maturare il senso civico, e ciò avviene se ci si mette in discussione, se si studia, se ci si forma una coscienza libera».

Vittoria Modafferi