“È possibile fare del cittadino un soggetto garante nella regolazione tra istituzioni ed imprese?”

L’indignazione, pur naturale in questi tempi, se non è coniugata con un impegno pratico e propositivo diventa abbattimento, disperazione. Lo sforzo da fare è invece dotarsi di strumenti per capire la realtà, per poi incidere su di essa. Essere, cioè, cittadini consapevoli delle azioni da intraprendere efficacemente e non semplicemente seguendo un impeto emozionale. Così Magda Galati – docente dell’Istituto di formazione politica “Mons. Lanza” – ha introdotto la sua lezione dal tema “È possibile fare del cittadino un soggetto garante nella regolazione tra istituzioni e imprese?”.

La Galati ha sottolineato la necessità, proprio in questo momento di crisi generale, di trovare luoghi di approfondimento sulla realtà, dove formulare idee e progetti concreti. «Quando ci saranno le possibilità – ha affermato la docente del Lanza – di essere veramente cittadini e di incidere sulla realtà, dovremo essere pronti, dovremo aver elaborato una riflessione sia personale che di gruppo. Adesso il nostro compito è capire cosa possiamo fare e come possiamo agire perché non accadano più le distorsioni a cui assistiamo sia a livello nazionale che locale. Tuttavia le soluzioni non sono preconfezionate, ma possono nascere solo dal confronto, dal dialogo, dal ragionamento vissuto costruttivamente. Credo che questo non sia più il tempo delle divisioni, delle frammentazioni, dell’opposizione distruttiva. Occorre trovare una mediazione – che è cosa diversa dal compromesso – ovvero un incontro a metà strada di visioni dissimili. La mediazione, infatti, porta ad aprirsi all’altro e all’idea che ci può essere una via differente da quella che avevamo immaginato. E noi tutti dobbiamo farci promotori del dialogo, del confronto, della mediazione.

Purtroppo in questi anni – ha aggiunto – non si è radicata la coscienza che il bene comune è il bene di tutti, anche il nostro, e questa mancanza di attenzione al bene comune ha fatto percorrere vie di distruzione. Quindi bisogna trovare una via di costruzione, pensare una vita diversa per noi e per le nostre comunità, un modo nuovo di vivere insieme. Per realizzare tutto questo, non basta opporsi e indignarsi, ma è necessario un impegno concreto per progettare e amministrare la cosa pubblica. Mettere insieme le persone, fare rete per condividere le idee ed elaborare proposte alternative: solo così si possono trovare le soluzioni a tanti problemi».

E a dimostrazione del fatto che i cittadini possono essere i promotori del cambiamento culturale, nonché i protagonisti nella progettazione di iniziative positive, la Galati ha riportato alcuni esempi di buone pratiche attuate da enti pubblici e comuni. Il piccolo comune di Capannoli, ad esempio, ha previsto la partecipazione dei cittadini già nella fase precedente la realizzazione del piano di opere e lavori pubblici. «In quel Comune – ha spiegato la docente – sono stati sorteggiati ottanta cittadini che, divisi in 4 gruppi di lavoro, si sono occupati di altrettante zone del territorio, individuando le priorità di intervento e le opere da realizzare. In seguito sono stati inseriti i tecnici del Comune nei gruppi di discussione, per apportare competenza e dare indicazioni realistiche. Poi sono state avanzate delle proposte che, adeguatamente pubblicizzate e presentate nelle assemblee, sono state messe al voto dei residenti. Grazie a questo percorso di partecipazione che coinvolge i cittadini nella fase di progettazione, diventa più facile realizzare concretamente un piano condiviso, rendendo visibili gli ostruzionismi pretestuosi. Gli amministratori, infatti, hanno il sostegno dei concittadini, e ciò dà loro una forza maggiore nel portare avanti tali iniziative.

Un altro esempio di co-progettazione viene dal Borgo Sant’Elia di Cagliari. Un quartiere in difficoltà, con problemi urbanistici ed un certo scoraggiamento da parte dei residenti. Si è pensato, quindi, di interpellare i cittadini nelle scelte di intervento. Per una volta  non sono stati i progettisti del Comune a decidere quali opere realizzare per riqualificare il quartiere. I cittadini, riuniti in assemblea, hanno discusso e poco alla volta hanno fatto emergere le idee sugli interventi da attuare. Amministratori e progettisti hanno poi preparato un progetto urbanistico e hanno bandito la gara d’appalto. Purtroppo, però solo una impresa ha partecipato alla gara: i lavori sono iniziati ma i finanziamenti si sono interrotti, lasciando molte opere incompiute. Eppure, nonostante l’insuccesso pratico di questo progetto, l’esperienza non è stata fallimentare perché i cittadini hanno trovato i modi per riunirsi e stare insieme, e per occuparsi del loro territorio. Guadagnandoci soprattutto in termini di aggregazione».

Infine, la Galati ha illustrato la possibilità per i cittadini di essere partecipi nella costruzione della procedura di appalto di servizi e nella loro concreta realizzazione. «Quando un istituto scolastico appalta i servizi mensa può decidere che i genitori siano partecipi del servizio stesso, per farne dei garanti della buona qualità del cibo offerto. In sede di gara d’appalto la scuola può stabilire che sono ammesse a concorrere solo quelle imprese che consentano necessariamente ai genitori di sedersi a mensa con i bambini un paio di volte al  mese, per verificare la qualità del servizio. Il cittadino, così, è il garante tra l’istituzione – la scuola – e le imprese coinvolte. Lo stesso coinvolgimento può avvenire anche nei servizi mensa di un ospedale, dove alcuni cittadini estratti a sorte potrebbero assaggiare i pasti, sganciando così i pazienti dalla possibilità o necessità di protestare per un servizio inadeguato.

Ma esistono anche altri istituti di partecipazione, come l’audit civico e il collaudo civico, strumenti di tutela dei diritti dei cittadini, che vanno al di là del semplice reclamo per i disservizi. In tal modo si diffonde la cultura dell’ascolto del cittadino prima che vengano costruite le progettazioni o affidati i servizi. Le stesse amministrazioni pubbliche potrebbero richiedere alle ditte partecipanti alla gara di appalto che queste, presentando l’offerta, forniscano un codice di regole che permettano all’utente di partecipare alla fase di organizzazione ed erogazione del servizio. Sono tutte iniziative che, facendosi strada, testimoniano il fiorire di una cittadinanza nuova, più partecipe e consapevole».

 

Vittoria Modafferi