Prolusione ai Corsi – La testimonianza di Antonino De Masi

Il 26 ottobre c.a., l’imprenditore Antonino De Masi – affrontando il tema «Fare impresa al Sud: con difficoltà ed insieme si può» – ha dato avvio al corso 2017-2018 dell’Istituto Superiore di Formazione Politico-Sociale “Mons. Antonio Lanza”, non a caso incentrato sul tema «Sud: restare o andarsene?».

La serata – che ha visto la partecipazione di diverse autorità religiose e civili, fra cui l’Arcivescovo Fiorini Morosini – è stata allietata dalla musica dell’Orchestra giovanile dello Stretto “V. Leotta” diretta dal Maestro A. Monorchio, un laboratorio di formazione musicale di rilevanza sociale gratuito e aperto a tutti i ragazzi interessati.

Il dott. De Masi, che non vuole essere definito come un eroe, si ritiene piuttosto un cittadino e un imprenditore “normale” che combatte quotidianamente per realizzare i propri sogni e le proprie aspettative nel luogo in cui è nato, la Calabria, terra ricca di bellezze e ricchezza, ma che purtroppo – a causa della ndrangheta e della corruzione – nega il diritto al lavoro e alla libertà. Proprio questa diffusa assenza  di legalità, e quindi pure di diritti fondamentali e civili, ha costretto alla partenza numerosi giovani, poiché – secondo il relatore – i calabresi hanno fatto terra bruciata del loro stesso territorio negando la speranza ai loro figli. Dunque, non tanto allo Stato, quanto a se stessi i calabresi devono chiedere un cambiamento e realizzare le condizioni di un possibile riscatto.

Non può esistere, infatti, un’economia sana senza legalità, senza il rispetto dei contratti, senza giusti salari, senza pagamento delle tasse e non può esserci coesione sociale senza lavoro. L’attuazione del diritto al lavoro è l’impegno principale che i calabresi devono assumersi senza aspettarsi soluzioni preconfezionate dall’alto, ossia dal Governo.

Il dott. De Masi, da sognatore “che resiste” in concreto, intende realizzare una fondazione per aiutare i giovani imprenditori a realizzare  le loro idee innovative. Intanto, opera a Gioia Tauro in un’impresa di produzione di macchine agricole con circa 300 dipendenti. Ma il prezzo da pagare per lavorare nel rispetto della legalità per lui è stato alto: vive sotto scorta, lontano dalla propria famiglia, minacciata di morte dalla criminalità, e la sua azienda è presidiata dall’esercito. Dopo l’aperta scomunica del Papa ai mafiosi, De Masi ha invitato i cittadini calabresi a prendere definitivamente le distanze dalla criminalità. Dipende da noi non subire condizionamenti.

Da esperto di crimini bancari, non ha risparmiato critiche pure al sistema bancario, che rappresenta uno dei pilastri per la crescita di un territorio, ma ha deviato dalla propria mission originaria. Invero, il Sud Italia offrirebbe notevoli opportunità di investimento, non avendo lo stesso mercato iper-competitivo del Nord, ma l’imprenditore De Masi è costretto a girare il mondo, creare brevetti e collaborare con l’Università di Trento, piuttosto che con le Università calabresi.

Nell’esprimere solidarietà all’imprenditore, anche questo spunto, insieme a tanti altri offerti dalla sua testimonianza, ci invita tutti a riflettere.

Stefania Giordano