“Quali strumenti per ricostruire le comunità meridionali: consenso, mediazione, compromesso”

Quattro punti per leggere e capire la profonda crisi sociale e per analizzare la situazione meridionale. Comunità, mercato, politica e gruppi di interesse, su questi elementi Piero Fantozzi – docente di sociologia politica all’Università della Calabria – ha fondato la sua analisi, sviluppando il tema “Quali strumenti per ricostruire le comunità meridionali: consenso, mediazione, compromesso”.

L’illustre relatore è stato ospite del Centro giovanile “p.Valerio Rempicci” di Condofuri, che anche quest’anno ha organizzato e promosso il Corso di formazione politica, in collaborazione con l’Istituto di formazione socio-politica “Mons. Lanza”. Nel salone del centro sociale, nato a fine anni 70 per volontà dei padri marianisti, alla presenza di un pubblico interessato, il docente ha esaminato le criticità della società contemporanea, soffermandosi sulla situazione meridionale. Il prof. Fantozzi ha preso come riferimento lo studioso Karl Polanyi, che, analizzando il fattore comunità, individuava nella reciprocità l’elemento indispensabile per la coesione. Senza reciprocità, infatti, molti aspetti della coesione si indeboliscono, come ben si vede nelle società “asimmetriche”, o prive di uguaglianza. Con la nascita del capitalismo moderno – in cui è insita una disuguaglianza nei rapporti di produzione – il tema della reciprocità si affievolisce. La conseguenza è una mancanza di coesione, una frammentazione sociale su cui si innescano i rapporti di clientela che caratterizzano fortemente le relazioni nel meridione.

«La storia del Sud è contemporaneamente storia di modernizzazione e di clientelismo – ha ricordato Fantozzi – proprio perché la modernizzazione non è avvenuta gradualmente dall’interno ma è stata imposta dall’esterno. In quel contesto le relazioni sociali di clientela hanno costituito inizialmente un elemento di mediazione tra il vecchio e il nuovo. Ma poi questa forma di mediazione è diventata sistema che riproduce i meccanismi e la cultura della dipendenza. I sistemi clientelari, infatti, creano divisioni per appartenenze, per pseudo partiti. Oggi, in generale, viviamo un processo di grave frammentazione in un sistema di disuguaglianze dove non esiste coesione. Dunque è necessario ragionare su queste dinamiche, per immettere un meccanismo di reciprocità all’interno delle nostre relazioni. La sfida attuale è appunto costruire questi rapporti che non possono essere imposti dall’alto». Il secondo elemento analizzato dal prof. Fantozzi è il mercato, inteso come l’insieme di regole che determinano il modo in cui avvengono gli scambi. Al Sud le strane relazioni tra politica ed economia hanno determinato rapporti poco chiari, spesso illegali e fondati sullo scambio. Da qui derivano meccanismi tristemente noti, come sfruttamento, poca legalità, mercato del lavoro che non trova riconoscimento. «Nel Mezzogiorno l’elemento più sviluppato è il consumo, a fronte di un mercato asfittico nelle attività produttive. Esiste, inoltre, una discrasia profonda tra l’economia umana – relativa al bisogno di ogni essere umano di procurarsi i mezzi per vivere – e l’economia di mercato che dovrebbe favorire quella umana, ma che in realtà funziona con regole non legittime per l’economia umana. Il problema è mettere insieme questi pezzi, lavorare per fondere aspetti dell’economia di mercato con quella umana. Come tenta di fare l’economia solidale, per regolare, da dentro il mercato, l’economia che vige ai nostri giorni». Quanto alla politica, il prof. Fantozzi ha spiegato che la sua funzione attiene a un processo di redistribuzione, nel senso che dovrebbe occuparsi di politiche che offrano a tutti l’accesso alle opportunità di vita.

«La redistribuzione – ha precisato – fa perequazione e riguarda il mondo, le relazioni, chi non ha opportunità. Il problema della politica oggi è la sua autoreferenzialità, la sua incapacità di guardare fuori di sé, preoccupata com’è di riproporsi e riprodursi. È una politica che genera comportamenti non congrui alla sua funzione di redistribuzione della ricchezza, tutta tesa alla ricerca di una ricchezza propria, di potere, di accrescimento della sua posizione». Infine, il quarto punto riguarda il terzo settore – ovvero il variegato mondo del volontariato, delle fondazioni, degli enti morali – che in sé possiede tanti elementi positivi, come la reciprocità, la solidarietà, la capacità di soccorso, di attenzione, una logica di tipo redistributivo. «È un mondo dalle enormi potenzialità, ma che spesso deve supportare sistemi occupazionali che non funzionano e invece di svolgere una funzione innovativa è costretto in una posizione adattiva, specie con la politica». Le criticità illustrate dal prof. Fantozzi sono generali e non riguardano solo il Sud: la crisi della comunità, il problema della scarsa funzione redistributiva e scarsa regolazione del mercato, la politica autoreferenziale, sono questioni relative a tutto il Paese. Tuttavia poiché al Sud le problematiche sono più evidenti c’è una consapevolezza maggiore della loro gravità, e contemporaneamente una visione più chiara dei nostri bisogni. «Proprio per il fatto di essere “pietra scartata” abbiamo tutti gli elementi per diventare anche noi “testata d’angolo”».

Da dove ripartire dunque? «Dalle relazioni civili e comunitarie, dove il quadro della condivisione è essenziale. Il problema oggi è avere una dimensione condivisa del cambiamento che vogliamo mettere in piedi, e per fare questo occorre occuparsi gli uni degli altri. Il tema del cambiamento non è frutto di una ricerca, di uno studio, ma è la capacità riflessiva che una comunità sa mettere in gioco, perché nessuno da fuori le può dire cosa fare. Si tratta dunque di un cammino in comune, una fatica lenta di partecipazione, di liberazione, una trasmissione, un impegno collettivo.

Vittoria Modafferi