Il 26 gennaio 2018 Padre Vincenzo Toscano, Superiore dei Gesuiti di Reggio Calabria, ha incontrato i corsisti dell’ISFPS A. Lanza per discutere con loro sul tema “Chiesa e povertà nell’Italia meridionale del XXI secolo”.
Partendo dall’esempio concreto di Papa Francesco, che sin dall’inizio del suo pontificato ha mostrato (e testimoniato) chiaramente di volere una Chiesa “povera e per i poveri”, il padre Gesuita ha ricordato poi il ruolo della Caritas quale organismo pastorale impegnato da circa cinquant’anni in interventi di solidarietà sociale, ricordando infine la figura di un prete reggino, che ne fu tra i fondatori, Don Italo Calabrò.
Il Papa – come ha sottolineato Padre Vincenzo – non ha introdotto nuovi concetti all’interno della Chiesa, ma con il suo stile sobrio e la sua attenzione rivolta agli “ultimi” e alle periferie del mondo ha dimostrato a tutti come il messaggio religioso non debba rimanere astratto. Come è scritto infatti nella Evangelii Gaudium (n. 182): “Gli insegnamenti della Chiesa sulle situazioni contingenti sono soggetti a maggiori o nuovi sviluppi e possono essere oggetto di discussione, però non possiamo evitare di essere concreti” affinchè “i grandi principi sociali non rimangano mere indicazioni generali che non interpellano nessuno”. Questo vuol dire che i dogmi si possono discutere ma bisogna alla fine “ricavarne le conseguenze pratiche perché possano con efficacia incidere anche nelle complesse situazioni odierne”.
Per far crescere l’uomo nella sua interezza in questo mondo – ha aggiunto Padre Vincenzo – anche nel momento dell’evangelizzazione è necessario l’apporto di tutte le scienze e non solo della teologia. Questo perché Dio desidera la felicità dei suoi Figli anche su questa Terra: il Kairos, il tempo di Dio verso cui andiamo, comincia infatti il giorno stesso della nascita.
Le comunità cristiane sono quindi chiamate ad analizzare concretamente la situazione del loro Paese: san Giovanni Paolo II spiegò come la sollecitudine per il mondo fosse una dimensione costitutiva della missione della Chiesa e Benedetto XVI ribadì il ruolo non marginale della Chiesa nella lotta per la giustizia. Per altro l’idea di Chiesa come “ospedale da campo”, vicina alle realtà periferiche di tutto il mondo, non può prescindere dalla decentralizzazione del ruolo della Curia Romana.
Per Papa Francesco la collaborazione è indispensabile per risolvere le cause strutturali della povertà e va evitato un approccio paternalistico al tema della solidarietà: tutti devono potersi integrare pienamente nella società. Per questo serve creare una nuova mentalità di comunità allargata, contraria all’individualismo, all’indifferenza, all’egoismo.
Padre Vincenzo ha ricordato la parabola del buon samaritano soffermandosi sul termine compassione, che non vuol dire “aver pena di” ma significa “patire con”, “essere vicini alle persone nell’affetto” “provare empatia dell’animo”.
Negli ultimi decenni, in cui sono avvenute grandi trasformazioni anche in Italia, dove crescono le persone e le famiglie in condizione di povertà assoluta e a rischio povertà (come testimoniano i dati degli ultimi Rapporti Caritas), gli interventi della Chiesa nell’ambito della carità sono stati sempre più importanti, arrivando spesso a supplire il sistema di welfare pubblico. Ciononostante restano ancora situazioni di disagio che richiedono un maggiore impegno, come il sostegno alle persone con disabilità e alle vittime di dipendenze.
Infine Padre Vincenzo, tornando al dibattito sulla situazione del Meridione, ha citato alcuni “preti di strada” che hanno operato al servizio dei poveri e della giustizia: Don Pino Puglisi, Don Peppe Diana e don Italo Calabrò, che con il loro coraggioso esempio hanno dimostrato come sia possibile decidere di rimanere al Sud.
Stefania Giordano