La risoluzione non violenta dei conflitti macro-sociali

 Nella sua lezione ai corsisti dell’ISFPS Mons. A. Lanza, tenutasi il 24 novembre, il Prof. Antonino Spadaro, Ordinario di Diritto Costituzionale – nonostante l’opinione diffusa che solo sul piano “individuale-spirituale” si possa reagire in modo non violento all’ingiustizia – ha sostenuto invece la tesi della “praticabilità anche collettiva” delle tecniche non violente di risoluzione di conflitti sociali, sia all’interno di uno Stato che tra Stati.

A supporto della possibilità reale di un uso macro-sociale e pubblico della non violenza, il docente ha esposto ben 14 esempi storici concreti, in ogni parte del mondo e dal 1940 i nostri giorni,  fra cui l’accordo di pace tra Ecuador e Perù firmato a Brasilia nel 1998, con cui si riconobbe il confine comune dei due Paesi nella selva amazzonica: dopo anni di inutili conflitti armati si realizzò un parco ambientale “binazionale” gestito in modo congiunto.

Inoltre, sempre l’esperienza storica ci dice che non v’è mai stato un conflitto armato fra due Stati costituzionali, a conferma che l’idea che la “non violenza” – per quanto trans-nazionale e trans-culturale – si accosti meglio, sul piano giuridico, al modello democratico e liberale, dunque a società aperte ed inclusive. Affinchè il tasso di violenza sociale si riduca, occorre quindi formare persone partecipi e consapevoli dei loro diritti e doveri, pronte a combattere in modo non violento per la giustizia, di cui la pace è frutto.

Stefania Giordano