All’Istituto Superiore di Formazione Politico-Sociale Mons. A. Lanza si continua a discutere di pratiche di non violenza, anche attraverso il ricordo di figure di spicco del pacifismo italiano. Dopo Aldo Capitini, il 1° dicembre è stata rievocata l’opera di Danilo Dolci, grazie all’intervento in “aula Farias” di Amico Dolci, Presidente del Centro per lo Sviluppo Creativo intitolato al padre.
Danilo Dolci, scrittore ed educatore, operò nella Sicilia Occidentale sin dal 1952 e divenne presto noto per le sue forme di protesta non violente, come: il digiuno in seguito alla morte di un bambino per denutrizione; la partecipazione ad uno sciopero collettivo della fame assieme a numerosi pescatori per protestare contro la pesca di frodo; lo “sciopero al contrario” con un gruppo di disoccupati che si misero a lavorare per il
ripristino di una strada comunale.
In particolare, dopo quest’ultima manifestazione, Dolci subì l’arresto assieme ad altri suoi collaboratori, e ciò suscitò numerose reazioni di sdegno tra l’opinione pubblica e gli intellettuali del periodo, tanto che verrà difeso al processo dal noto giurista Piero Calamandrei.
Subì poi un altro processo in seguito alla querela per diffamazione da parte di alcuni notabili locali, perché in alcuni dei suoi libri aveva documentato il “sistema” mafioso siciliano e i suoi rapporti con la politica.
Inoltre Danilo Dolci, che studiò architettura, contribuì alla mobilitazione per la costruzione di una diga sul fiume Jato e per la realizzazione della scuola di Mirto. Il suo approccio da educatore si basò sulla “maieutica reciproca”, cioè sull’ascolto della gente, sulla partecipazione e il coinvolgimento diretto della popolazione, compresi i bambini.
Ancora oggi la scuola di Mirto è considerata tra le migliori scuole sperimentali italiane, come è raccontato anche nel recente documentario “Il profumo delle zagare”. Come è ben emerso anche nel corso del dibattito, tale scuola rappresenta l’esatto opposto di un’istituzione che esalta soltanto la competizione e il merito.
Amico Dolci ha ricordato, fra l’altro, alcune tra le tante pubblicazioni edite dal padre, che possono contribuire a rivisitarne il pensiero, tra cui “Inventare il futuro” e “Il limone lunare”, ma anche diverse raccolte delle sue poesie e frasi simboliche, tra cui quella letta a conclusione dell’incontro: «La città nuova inizia dove un bambino impara a costruire provando ad impastare sabbia e sogni inarrivabili».
Stefania Giordano