Padre Vincenzo Toscano, Superiore dei Gesuiti, ha chiuso la serie di incontri organizzati dall’Istituto Mons. A. Lanza sulla Riforma della Chiesa dopo Papa Francesco.
A cinquant’anni dal Concilio Vaticano II e dal cd Patto delle Catacombe, Papa Francesco ha riproposto il concetto ecclesiologico di “Chiesa Popolo di Dio”, non più identificata con la gerarchia, ma richiamata alla sua funzione di servizio, dove tutti i membri hanno pari dignità in forza del battesimo ricevuto.
Nell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium, il Papa ha sanzionato il passaggio da una Chiesa istituzionale, gerarchica e clericale, ad una Chiesa carismatica, laicale e comunionale, aperta alla misericordia e alla testimonianza: una Chiesa che è “mistica” e non più “ascetica”.
Papa Francesco vuole la completa realizzazione degli insegnamenti del Concilio, che sono stati l’opzione per la liberazione intesa come sviluppo integrale dell’uomo, e la scelta per i poveri, in nome della fraternità e della carità cristiana.
Padre Toscano, che ha avuto un’esperienza pastorale in Messico, ha spiegato che il patrimonio di fede, di cultura e di storia dell’America latina è completamente diverso da quello europeo: lì la “Teologia del popolo” ha influito sulla riconsiderazione della politica in funzione del bene comune e sull’opzione preferenziale per i poveri quale scelta evangelica per l’impegno della Chiesa.
Il Papa venuto «quasi dalla fine del mondo» ha dato voce all’umanità scartata, denunciando gli effetti nefasti dell’“economia dell’esclusione” e dell’iniquità, radice di tutti i mali sociali. Diversi, inoltre, sono gli esempi di quella che può essere definita “ecclesiologia sul mondo”: il Papa ha incontrato diversi capi di Stato, ha parlato della crisi siriana, si è dichiarato disponibile a recarsi in Cina, ha dialogato con i fedeli di altre religioni. In Calabria ha affermato chiaramente che i mafiosi adorano il male e disprezzano il bene comune, pertanto non sono in comunione con Dio ma scomunicati.
Al Sinodo dei vescovi sulla famiglia, nel 2014, ha cercato di rispondere alle nuove sfide pastorali aprendo le porte della misericordia di Dio a chi ha fallito l’impegno matrimoniale.
La pastoralità della sua azione e lo sforzo di dialogo col mondo moderno dimostrano che quella di Papa Francesco è una Chiesa che si occupa più degli altri che di se stessa.