Il 18/01/2018 si è svolto il secondo incontro annuale della Cattedra del dialogo, organizzato dal MEIC, dall’ISFPS “Mons. A. Lanza” e dalla Pastorale Universitaria, alla presenza di S. E. Mons. Giuseppe Fiorini Morosini.. Il relatore, Ing. Beppe Elia, presidente nazionale del Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale, ha parlato su “I credenti di fronte al mondo: idee e proposte per l’Italia di oggi” ed è stato introdotto da Aldo Velonà, il quale ha ricordato l’appello ai cattolici del Cardinal Bassetti a “rammendare il tessuto sociale dell’Italia” (lavoro, famiglia, giovani, migrazioni) come missione della Chiesa italiana.
Nell’attuale mondo globalizzato, in cui la pace non è più certa e cresce il debito pubblico, la domanda che più ci tormenta è: quale sarà il futuro delle nuove generazioni? L’ing. Elia – citando l’ultimo libro di Z. Bauman “Retrotopia” – ha sottolineato come l’“ingestibilità” del futuro porti a ripiegarsi su un passato considerato più stabile e sicuro, come pure a ricostruire muri nel tentativo di evitare presunte contaminazioni.
Nonostante le molte speranze riposte nel modello dell’Unione Europea, si allarga il fossato che divide i molti “Sud del mondo” dai Nord chiusi nel loro interesse di predominio. La politica sembra non saper più gestire realtà sociali complesse e “fluide”. Le associazioni partitiche e sindacali non sono più considerate punti di riferimento. Per questo l’individuo tende spesso e purtroppo a rinchiudersi nel proprio egoismo, senza controlli: si pensi alla nuova moneta virtuale bitcoin non soggetta a controllo di una banca centrale. In genere è erosa la funzione delle formazioni sociali. Stiamo vivendo la c.d. “egolatria” di cui parla Enzo Bianchi.
Secondo il relatore, la voce profetica di Papa Francesco – che richiama i credenti a non accettare la visione individualistica del mondo attuale – appare troppo isolata: “quando la vita interiore si chiude nei propri interessi non vi è più spazio per gli altri […] questo non è il desiderio di Dio per noi” (Evangelii Gaudium, n. 2).
L’ing. Elia ha segnalato tre sfide che attendono i credenti: la politica, la fraternità (intesa come senso di comunità) e il lavoro.
In tema di politica, secondo il relatore, non serve riproporre esperienze del passato o forme di rappresentanza “degne” dei cattolici, ma è necessario prospettare innanzitutto un “cambio di paradigma”, per imparare a leggere i mutamenti dei tempi (che sono anche di tipo antropologico), coglierne le contraddizioni, riconoscere le povertà e alimentare le esperienze positive. L’appello al discernimento consapevole, per arrivare alla volontà di servire il bene comune, richiede l’investimento in cultura e la ripresa di percorsi formativi sui temi sociali e politici, rivolti in particolare ai giovani.
Quanto alla fraternità, va connessa all’idea di cittadinanza: una buona democrazia ha bisogno di uguaglianza e solidarietà, che prescindono dall’omogeneità. La paura del “diverso”, l’atteggiamento ostile all’accoglienza dei migranti, derivano dall’errato convincimento che lo straniero sia un intruso, un potenziale nemico, qualcuno che non ha diritto a stare alla nostra mensa e a condividere il nostro pane. Urge dunque l’imperativo della cittadinanza, poiché solo un popolo costruito sulla “fraternità” può costituire una società più solida e umana.
Nell’attuale mondo del lavoro la precarietà è l’elemento tipico, che rende fragile sia la persona lavoratrice che lo stesso sistema imprenditoriale. Anche in quest’ambito – visti i cambiamenti dovuti all’automazione e all’industria 4.0 – è necessario aggiornarsi e pensare alla creazione di nuovi lavori, soprattutto per i giovani, che siano fonte di benessere sociale e ambientale per le comunità, riflettendo inoltre sulla possibilità di ridurre le ore lavorative.
In conclusione, il relatore ha ribadito l’esigenza, per i credenti, di interpretare coraggiosamente i nuovi mutamenti in atto, sempre ad majorem gloriam Dei.
Stefania Giordano