Il 16 ottobre 2024 ha preso avvio l’anno sociale dell’Istituto Superiore di Formazione Politico Sociale Mons. A. Lanza, con un apprezzato incontro di approfondimento sul tema della partecipazione, a cura di Giuseppe Riggio, Padre Gesuita e Direttore del periodico Aggiornamenti Sociali.
Il tema della partecipazione – a detta di Padre Riggio – è strettamente legato a quello della democrazia ed è evidente che, pur rimanendo invariata l’esigenza di coinvolgimento attivo da parte dei cittadini, i modi e i luoghi in cui essa si realizza sono cambiati: la dimensione virtuale si aggiunge a quella fisica e ci si incontra anche nelle “piazze virtuali”, dove alla percezione (es.: carenza di sicurezza) non corrisponde la realtà (es.: riduzione della criminalità).
Dalle analisi odierne e anche dal documento preparatorio delle “Settimane sociali dei cattolici”, sembra emergere un’Italia dei “senza”: senza giovani, senza volontari, elettori, medici, fedeli, ecc.
Spesso prevale la sfiducia nelle istituzioni e nei corpi intermedi e si ritiene che i cittadini siano sempre meno interessati alla vita politica e sociale, prevalendo la cultura dell’individualismo.
Ma padre Riggio ha invitato i presenti ad abbandonare visioni nostalgiche e troppo pessimistiche e a riconoscere che l’esigenza di partecipazione – ossia il bisogno di stare assieme e di lavorare e agire assieme – resta essenziale.
Un primo passo è riconoscere come sono cambiati sia i “modi” che i “luoghi” di incontro dai quali si parte per mobilitarsi e impegnarsi. Si può partire anche da una piazza “virtuale” promuovendo, ad esempio, una raccolta firme con dinamiche digitali, ma se non ci attiva anche nella comunità “reale” si corre il rischio del solo attivismo da clic.
In conclusione padre Riggio ha proposto una diversa declinazione del termine di partecipazione: essa va intesa come “desiderio di comunità” piuttosto che come “dovere civico” ed inoltre si collega al tema della speranza, che è al cuore dell’anno giubilare.
Nel dibattito con i corsisti, è emersa la preoccupazione per quelle disposizioni che, di recente, sembrano voler criminalizzare le voci di dissenso, in considerazione del fatto che anche le forme di protesta non violenta sono un modo di esprimersi e partecipare.