La riforma della scuola

All’Istituto Superiore di Formazione Politico-Sociale Mons. A. Lanza due relatori hanno  esaminato la riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione (c.d. Buona Scuola, approvata con l. n. 107/2015), ad un anno dalla sua applicazione. Il fine del provvedimento è la promozione dell’autonomia scolastica – didattica e organizzativa – attraverso l’erogazione di appositi finanziamenti e un piano straordinario di assunzioni che preveda anche un organico potenziato.

Per il prof. Gianluigi Dotti, Dirigente nazionale del sindacato Gilda, di Brescia, si tratta più di una riforma dello “stato giuridico” dei docenti che di una vera e propria riforma della scuola, poiché riguarda solo in minima parte gli studenti e per nulla il personale c.d. ata. Anche durante la fase consultiva online, prima dell’approvazione della legge, oggetto di dibattito era soprattutto la “carriera” dei professori, non più collegata agli scatti di anzianità ma ad un sistema di formazione in servizio obbligatorio.

La legge, paradossalmente composta da un unico articolo con ben 212 commi, disciplina: l’organico dell’autonomia, il Piano Triennale dell’Offerta Formativa, i corsi di istruzione per adulti dei CPIA, il curriculum degli studenti, l’alternanza scuola-lavoro, il Piano Nazionale per la scuola digitale, la dirigenza scolastica, formazione e valutazione, edilizia e sicurezza, inclusione e disabilità, ecc.

Il relatore ha segnalato, nella prima fase applicativa della legge, un eccessivo numero di cattedre rimaste scoperte ad inizio anno scolastico, con grave ricaduta sulla qualità degli insegnamenti; ancora oggi mancano numerosi insegnanti di sostegno.

Inoltre questa legge – a suo avviso – introduce all’interno delle scuole una visione gerarchica e competitiva. La professione di docente, al contrario, dovrebbe essere ben coordinata e svolgersi in un clima collaborativo, coinvolgendo nella programmazione anche genitori e studenti.

Altri aspetti negativi sono l’eccesso di burocratizzazione e il metodo di valutazione oggettivo, schematico, che non può tener conto dei veri valori trasmessi dall’insegnamento.

Nel suo intervento il prof. Franco Barillà, Dirigente scolastico in pensione, si è soffermato sulle difficoltà applicative del programma di alternanza scuola-lavoro, previsto dalla legge per l’ultimo triennio delle scuole superiori. Non è facile, infatti, soprattutto al sud Italia, trovare un’azienda disposta ad ospitare gli studenti per lo svolgimento delle numerose ore di esperienza pratica. In alternativa sarebbe possibile effettuare anche delle “simulazioni di impresa”, con il coinvolgimento delle istituzioni locali.

Anche la predisposizione dei Piani Triennali dell’Offerta Formativa, che sono lo strumento di programmazione autonoma degli istituti scolastici, necessita di un continuo confronto con le realtà territoriali.

Il professore ha rilevato infine che permane la problematica dell’inserimento degli alunni con bisogni educativi speciali e che, nella legge 107, manca il riferimento ai principi pedagogici che sono alla base del processo formativo.

Insomma, nonostante le circa 100.000 assunzioni fatte, sembra che la riforma debba essere ancora “rodata” meglio.

Stefania Giordano