“L’evoluzione del processo democratico e le nuove frontiere: democrazia partecipativa, accountability e cittadinanza europea attiva (I)”

Analizzare come e quando è nato il principio democratico, quali sviluppi ha avuto e verso quali nuove frontiere si sta evolvendo. La lezione di Francesco Macheda – dirigente del settore patrimonio della Provincia di Reggio Calabria  – alla scuola di formazione politica “Mons. Lanza” è stata una sorta di viaggio nel tempo, per ripercorrere alcune tappe della storia del processo democratico. E per metterne in luce sia i momenti di evoluzione positiva che di crisi e degenerazione.

Il docente ha ricordato che la patria della democrazia è stata la Grecia antica, nel periodo di splendore delle sue poleis verso il VI-V secolo a.C. Qui si affermarono la libertà di parola e l’uguaglianza giuridica dei cittadini. Ad Atene, in particolare, i cittadini partecipavano pienamente alla vita della città, e potevano ricoprire le maggiori cariche pubbliche tramite un sistema di estrazione. Nell’assemblea chiamata ekklesia i cittadini ateniesi si riunivano per prendere  decisioni pubbliche, potendo intervenire liberamente nella discussione. Inoltre, si istituì una sorta di moderna corte costituzionale, cioè un organismo preposto a curare l’applicazione delle normative.

La democrazia, dunque, – considerata come il sistema di governo del popolo – ha trovato la sua prima applicazione nella civiltà in cui anche la nostra Reggio era inserita, facendo parte della Magna Grecia. Poi, lungo i secoli successivi, il processo democratico ha avuto sviluppi e battute d’arresto, arricchendosi di contributi e teorie diverse. La storia delle dottrine politiche è stata segnata da innumerevoli riflessioni sul tema della democrazia, a volte contrastanti o utilizzate per l’ascesa di fenomeni che hanno condotto alla crisi e alla degenerazione della democrazia. Questa, fondamentalmente, è basata su un insieme di elementi, mancando i quali si rischia seriamente di scivolare in un regime autoritario. Oggi – ha ricordato Macheda – il concetto democratico ci sembra un’acquisizione scontata, ma non sempre lo è stata, anzi l’affermazione di questo sistema di governo e dei suoi caratteri essenziali è passata attraverso lotte, conquiste, insurrezioni.

Ma quali sono gli indicatori che misurano la democraticità di uno Stato? Indubbiamente – ha precisato Macheda – la sovranità popolare e il principio di democrazia indiretta, cioè libere elezioni attraverso cui i cittadini possono scegliere i loro rappresentanti. Pur necessari, tali indicatori non sono sufficienti a definire democratico uno stato. Il nazismo in Germania, infatti, si affermò attraverso libere elezioni. Ci sono, quindi, altri fattori altrettanto importanti per un regime democratico. Si tratta del principio di separazione e indipendenza dei poteri; dell’uguaglianza giuridica dei cittadini, che deve essere concretizzata da un’adeguata normativa; di un nucleo di diritti e doveri scritti in una costituzione, con la quale si accresce la garanzia che rimangano stabili e non siano sovvertiti da leggi ordinarie. Non meno importanti sono la collegialità dell’esecutivo e la possibilità di una sua revoca da parte del Parlamento, attraverso l’istituto della fiducia; e infine la prevalenza del potere civile su quello militare, per evitare che improvvisi colpi di stato sovvertano il potere legittimamente costituito. Se una o tutte queste condizioni vengono a mancare, il sistema democratico può vacillare o degenerare in forme dittatoriali.

La storia recente ha conosciuto esperienze negative dell’evoluzione del principio democratico, dei veri momenti di crisi sfociati in regimi dittatoriali, sia di destra che di sinistra. Nazismo, fascismo, stalinismo, sono alcuni esempi di involuzione democratica, di annullamento di quei principi che si sono affermati dopo secoli di lotte e battaglie. Questi totalitarismi sono stati dispotici, oppressivi, tirannici; si sono caratterizzati per il potere assoluto espresso da un capo che ha governato al di sopra della legge e ha sviluppato il culto della personalità. Censura delle arti e del pensiero, persecuzione degli avversari politici, eliminazione delle minoranze, scioglimento dei partiti e dei sindacati, demonizzazione del complotto internazionale, terrore: sono alcuni degli elementi comuni delle dittature del XX secolo. Superate queste fasi storiche, tuttavia, si è riscontrata una evoluzione normativa negli Stati interessati dai totalitarismi, che hanno ripreso – e inserito nelle Costituzioni – gli elementi fondamentali della democrazia.

Il nostro ordinamento – ha concluso Macheda – ha conosciuto uno sviluppo positivo del principio democratico, soprattutto negli anni ’90 grazie alle leggi che hanno ampliato i diritti dei cittadini e i poteri degli enti locali, rafforzando l’intero circuito democratico.

 

 

Vittoria Modafferi