“Reggio LIBERA Reggio – La libertà non ha pizzo”

È un’iniziativa che fa ben sperare. Forse è il percorso obbligato per la città se vuole liberarsi dalla morsa del racket, del malaffare, della mafia. Reggio Libera Reggio – la libertà non ha pizzo  è il nome di questo impegno nella lotta all’estorsione e del progetto educativo, culturale, sociale che ne è parte integrante. Nasce così nel nostro territorio un cartello di 58 associazioni – fatto unico in Italia – che hanno deciso di unirsi, mettere in comune esperienze, competenze ed energie per sostenere un progetto di libertà e di liberazione dalla ‘ndrangheta. Una sfida ambiziosa, un «impegno culturale per la giustizia, per la legalità, per la vita. Un percorso che ci vuole vedere protagonisti attivi nel cambiamento della città».

Così Mimmo Nasone – referente di “Libera” per Reggio – ha presentato alla cittadinanza la nuova rete di associazioni, imprenditori e commercianti che lavorerà su più fronti per sostenere le vittime del racket, incoraggiare chi decide di ribellarsi alla pratica del pizzo e intraprendere un percorso educativo nelle università e nelle scuole.

«Questa nuova realtà – ha chiarito Francesco Spanò – nasce per coordinare e moltiplicare gli sforzi e le istanze delle forze sane della società reggina che per troppo tempo hanno cercato di contrastare in ordine sparso il racket, scoprendo però la propria solitaria debolezza. Reggio libera Reggio nasce affinché nuovi cittadini e commercianti scelgano di ribellarsi, perché la comunità prenda coscienza che il racket esiste e strozza la città, e faccia una scelta chiara così da prosciugare la palude dell’indifferenza e della rassegnazione».

Reggio libera Reggio sarà inoltre la prima esperienza in Calabria di consumo libero e responsabile, poiché il cittadino sarà invitato a orientare i propri acquisti di beni e servizi presso imprese che hanno denunciato il racket e si rifiutano di pagare il pizzo. E proprio alcuni di questi coraggiosi commercianti e imprenditori sono stati insigniti di una targa – il logo Reggio libera Reggio – segno di speranza e di una volontà di cambiamento che parte da gesti concreti e significativi.

Tra loro Stefania Grasso, figlia di un commerciante di Locri ucciso per essersi ribellato alla piaga dell’estorsione. «Oggi sono felice per questa iniziativa – ha spiegato – perché finalmente chi vuole opporsi al racket non è più solo ma ha il sostegno di tante associazioni che lo accompagnano in questo percorso, unica strada percorribile per far rinascere la nostra terra».

L’importanza della coesione in questo difficile cammino è stata sottolineata anche da Tano Grasso – presidente della Federazione nazionale delle associazioni antiracket. «Il rischio di subire attacchi gravi alla persona si evita costruendo un meccanismo di esposizione collettiva: non un singolo eroe che si oppone ma tanti operatori economici che denunciano. E il consenso dei cittadini, la loro solidarietà, possono dare forza e incoraggiare gli esercenti. Certo, il percorso non sarà facile, ma da oggi gli operatori economici non saranno più soli e potranno vincere la paura».

Come hanno coraggiosamente fatto Filippo Cogliandro e Tiberio Bentivoglio, due imprenditori della città che hanno denunciato e fatto arrestare i loro estortori, dopo aver subito gravi danni alle loro attività. «Agli altri imprenditori – ha esortato il signor Bentivoglio – auguro di decidere di abbandonare al più presto il silenzio e di salire su questo treno speciale che è l’iniziativa Reggio libera Reggio. E a tutti i reggini dico di unire le forze per sradicare l’albero malefico della ‘ndrangheta. Questa città è nostra e noi dobbiamo liberarla!».

La collaborazione di tutti è stata auspicata anche dal Prefetto Luigi Varratta che ha ribadito come «l’impegno di tutte le espressioni della città è indispensabile. Il lavoro della magistratura e delle forze dell’ordine è egregio e sta dando ottimi risultati, ma occorre un cambio di passo mentale e culturale dell’intera comunità. E questa iniziativa è già segno della voglia di riscatto».

Anche il Questore Carmelo Casabona ha invitato a credere che «tutto è possibile se si collabora. Noi forze di polizia, insieme alla magistratura, siamo qui a tendervi una mano. Aggrappatevi a questa mano».

Nel consegnare una targa il Vicario episcopale della diocesi don Antonino Iachino ha espresso la sua «gioia per iniziative come questa. Se ognuno aiuta qualcuno a uscire dalla rassegnazione, si dà un bel contributo alla crescita della società. È la rassegnazione il nemico più grande che travaglia la città e la gente. Bisogna organizzarsi per sentirsi una forza unita e incoraggiarsi a vicenda a non piegarsi alla violenza e alla prepotenza».

Accorato e sincero è stato l’intervento di don Luigi Ciotti – presidente dell’associazione “Libera” – che ha riassunto il significato di questa nuova e importante iniziativa, e ha lanciato un appello a tutti i cittadini per una fruttuosa collaborazione.

«Reggio libera Reggio non è solo un’associazione antiracket. È una realtà che vuole portare la sua proposta culturale e dare il suo sostegno alle associazioni, ai cittadini, alle vittime. Questi 58 soggetti che si sono uniti – fatto mai accaduto in Italia – nonostante la loro diversità, si sono spogliati della loro etichetta per costruire una nuova realtà. Certo, lavorare insieme è faticoso ma è la mossa vincente. C’è bisogno di unire le forze, le esperienze, le competenze e le passioni.

C’è bisogno di tanta concretezza e di poche parole. Vi auguro di compiere un cammino di umiltà, di ascolto, di confronto. La vera forza sta nell’umiltà di ascoltare chi ha già fatto un percorso. Perché prendere coscienza dei propri limiti è un segno di libertà. Vi esorto ad essere coesi e a non scoraggiarvi: ci saranno dei momenti difficili, ma sarà l’unione la vostra forza. E dovrete contagiare gli altri di cambiamento, di vita, di futuro.

In questo Paese c’è bisogno di una cultura che crei percorsi di vita e generi voglia di cambiamento. Perché a diventare normale non devono essere le mafie, la corruzione, la violenza, la furberia, ma l’onestà, la trasparenza e il rispetto della legge. È questa la nostra sfida!

Dobbiamo unire ciò che le mafie dividono, dobbiamo saldarci gli uni agli altri e formare insieme il “noi” protagonista del cambiamento. Reggio può essere liberata solo dai reggini».

 

 

Vittoria Modafferi