I corsisti dell’Istituto Mons. Lanza incontrano il Movimento
“Reggio non tace”

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Proseguono gli incontri organizzati dall’Istituto di Formazione Politico-Sociale Mons. A. Lanza con le realtà associative e i movimenti locali che si sono contraddistinti per essere riusciti a coinvolgere numerosi cittadini accomunati dalla voglia di cambiamento e di “ri-esistenza”.

Dopo l’incontro con Libera, di cui abbiamo già riferito, Il 7 aprile, in rappresentanza del Movimento Reggio non tace – nato spontaneamente sei anni fa come reazione alla bomba esplosa davanti alla Procura della Repubblica di Reggio Calabria – G. Licordari ha ricordato le direttrici che ne hanno ispirato e indirizzato le attività: il sostegno alla magistratura e alle forze dell’ordine nel contrasto alla criminalità organizzata e la formazione delle coscienze attraverso assemblee pubbliche e incontri formativi per comprendere la realtà in cui viviamo.

Il coordinamento del Movimento è libero, composto da comuni cittadini, senza etichette né organigrammi, né regole precise. In questi anni il Movimento Reggio non tace ha espresso solidarietà a chi ha denunciato soprusi e intimidazioni ed ha profuso il proprio impegno per tentare di incidere concretamente nel tessuto politico-sociale. A tal fine ha insistito, in particolare, sull’attuazione degli strumenti di partecipazione attiva della cittadinanza previsti dallo Statuto comunale; ha sostenuto la richiesta di un bilancio partecipato; si è interessato alle problematiche relative agli alloggi popolari, alla finanza etica, al lavoro comune in vista della costituenda città metropolitana. Non si è risparmiato neppure nel sostenere le cause a difesa del territorio e della salute, promuovendo l’attivazione del registro tumori, esponendosi contro il progetto di centrale a carbone a Saline Ioniche e, di recente, aderendo al comitato reggino “Vota SI per fermare le trivelle” al referendum popolare del 17 aprile.

L’idea di fondo del movimento, come ha precisato il relatore, resta la costruzione di una società composta da cittadini coscienti, formati e informati che rifuggano ogni forma di violenza e di sopraffazione.

Al dibattito hanno partecipato più persone e – fermo restando il bisogno, da tutti riconosciuto, di un’ampia mobilitazione sociale contro la ‘ndrangheta – è stata messa in rilievo anche la necessità di tener conto delle garanzie proprie dello Stato di diritto.

Stefania Giordano